Bergamo – Alla fine c’è stato un incontro, in prefettura tra la prefetta Elisabetta Margiacchi, il questore Fabiano, il comandante dei carabinieri di Bergamo e il Comitato degli abitanti di Zingonia, che da anni ormai si oppone con decisione a quella che sembra essere l’unica strada che si prospetta agli abitanti delle torri Anna e Athena in corso Europa a Zingonia: l’esproprio coatto delle proprie abitazioni.
Le torri, infatti, pare che debbano essere abbattute per far spazio a un progetto di riqualificazione urbana: l’iniziale piano, soggetto però a costanti variazioni, prevedeva la costruzione di strutture per esercizi commerciali o di servizio, senza lasciar spazio ad abitazioni, così che l’unica soluzione plausibile sembra essere quella degli espropri. Così, dal 2012, il Comitato dei residenti delle torri si oppone con convinzione a questa presa di posizione: non tanto per quel che riguarda l’abbattimento delle torri in sé, quanto per le sistemazioni che sono state previste per chi nelle torri ormai ci abita da diverso tempo, per chi è proprietario legittimo degli appartamenti: la soluzione abitativa proposta, infatti, consiste nell’assegnazione di un appartamento Aler, in affitto per due anni, poi rinnovabile previa valutazione, e 6000 euro di indennizzo. Quello che era un progetto di riqualificazione di una zona come Zingonia si è quindi tramutato in una tragedia per chi ha pagato regolarmente, per anni, un mutuo e ora si ritrova con il rischio incombente di perdere la propria casa, in cambio di uno scarso indennizzo. Quel che è certo è che gli abitanti proprietari degli appartamenti in questione non hanno alcuna intenzione di lasciare le proprie case senza prima aver trovato un accordo dignitoso con le istituzioni. I pochi che hanno accettato queste condizioni sono principalmente proprietari non residenti, e su cui dunque non ricadrebbero gli effetti reali di una mossa del genere, ovvero la perdita della propria casa. Gli abitanti richiedono quindi almeno appartamenti del giusto valore dei loro immobili, e non quelle che per loro risultano essere briciole.
Eppure i soldi ci sono, ovvero i circa cinque milioni di euro stanziati dalla Regione Lombardia, di cui solo meno della metà sono stati spesi per acquistare le torri. Il Comitato pretende che si trovi una sistemazione dignitosa per gli abitanti, ormai al limite della sopportazione: l’incontro in prefettura sembra però aver aperto un dialogo che si spera possa portare a un accordo più idoneo, evitando in tutti i modi gli espropri. La richiesta del Comitato consiste infatti nell’utilizzo dei soldi presenti per trovare sistemazioni alternative e più eque per i residenti. Dopo diversi andirvieni tra il sindaco di Ciserano Enea Bagini, Aler e Regione, che di volta in volta si rimbalzavano responsabilità e competenze della faccenda, la proposta è riuscita a giungere, alla prefetta. Ma incontrarla non è stata una passeggiata: il comitato ha dovuto insistere affinché gli fosse concessa udienza. La partecipazione reale dei cittadini nei vari ambiti che riguardano la loro stessa vita è un diritto sempre meno scontato e rispettato: anche quando in ballo ci sono le sorti di intere famiglie è estremamente difficile essere ricevuti e ascoltati.
Gli abitanti delle torri però sono combattivi e determinati nella loro richiesta, e chiedono dignità: in poche parole, non trovarsi di punto in bianco senza un tetto sopra la testa, come invece prospettavano fino ad oggi Regione e Aler, senza dare una qualsivoglia importanza e della vita stessa di chi li abita. I residenti non ci stanno, e ora resta solo da vedere se la prefetta accoglierà la richiesta del Comitato e se si vorrà trovare un accordo a questo tavolo di trattativa che è stato tanto difficilmente creato.