Il rapporto diretto tra burocrazia e precarietà di vita delle giovani, ma non solo, generazioni raccontato dalla narrazione diretta di un* senza diritti.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO una lettera inviata alla redazione:
“Precarietà costante, come vivere e camminare su un terreno fangoso e insidiato da buche nascoste… Non sai mai quando beccherai la buca, ma sai che inevitabilmente la beccherai. Che differenza c’è tra te e me? Se ho un caro amcio all’estero da andare a trovare, e se ce l’hai tu? E se voglio andare in erasmus? La differenza è che io non posso, tu sì. Conosco tanti ragazzi e ragazze, come me, indistinguibili in mezzo agli italiani.. con tanto di accento bergamasco (di discutibile bellezza).. Impauriti e stanchi! E quando ci incontriamo, invece di scambiarci racconti di esperienze, il primo argomento che si affronta sono i documenti e i giramenti di coglioni..
E le infinite code in questura? Si, va meglio ora, ma per quanto si devono fare ancora, per sentirsi urlare in faccia se sei 10 cm fuori dalla fila? E sperare sempre di avere sempre un lavoro o continuare a studiare (se ne hai la possibilità) altrimenti sei fuori dal posto in cui sei cresciuto. Alla deriva.
E la mancanza di diritti d’espressione? Anche io volevo votare sì contro il legittimo impedimento, e non voglio che mi chiudano la bocca, voglio informarmi e dire la mia sul posto in cui respiro 24 su 24 ore e dove i miei occhi vedono il divenire degli eventi, come vorrei altro, ma posso dirlo solo a te che stai leggendo. Non posso ufficializzare nessuna preferenza perché la mia firma vale quanto la carta igienica che se va giù per i nostri troni bianchi ogni mattina dopo il caffè e la sigaretta.
Episodio banale – mi hanno rubato lo zaino, con dentro un’intera identità! Tu, al di là della scocciatura in sé, i documenti li rifai in mezza settimana.. Io invece sto aspettando da un anno! Un anno da fuggiaschi in cui ogni giorno spero solo che non mi fermino neanche per un semplice controllo in macchina, iniziando a fare domande che finirebbero in ufficio espulsioni. Ed una volta lì, spiegalo tu che “Non ho i documenti perché me li hanno rubati, e sì, parlo bene italiano perché sono qui da 14 anni!!!!! ”.
Conseguenze? Niente affitto, niente assunzioni, niente viaggi, non potrei nemmeno registrare un cane a mio nome. Eppure le facevo anch’io le battute sui cinesi che probabilmente vivono nei tunnel sotterranei, perché nessuno li vede mai in giro. Ma c’è poco da ridere.
Immagino la paura dei genitori (magari i miei) nel crescere i loro figli sapendo di poter contare poco sulla tutela legislativa, e che da un momento all’altro c’è la possibilità che ti venga tolto tutto quello che hai meticolosamente costruito e dovrai ricominciare da capo… Ognuno dovrebbe essere padrone ed artefice delle proprie certezze e della propria tranquillità.
E allora da persona integrata, ma senza diritti, da parte di quella fetta dei più fortunati certamente rispetto ad altri, ma soprattutto grazie alla propria forza di volontà, osservazione ed adeguamento – alzo il mio pugno al cielo perché vorrei che ci sentissimo completi, vorrei poter avere ciò che meritiamo.. Una vita normale. Invece tuttora non è così..”.
A.S.