Bergamo – Il mese di Febbraio a Bergamo è stato ricco di appuntamenti incentrati sul tema dell’antifascismo: dopo l’apertura della nuova sede di Casapound, infatti, non si è fatta attendere una risposta da parte delle diverse realtà bergamasche, che riunite nella rete Aldo dice 26×1 hanno indetto per sabato 27 Febbraio una manifestazione per le vie cittadine.
Numerosi sono stati dunque gli appuntamenti di avvicinamento a questa data: dopo la commemorazione del partigiano Ferruccio dell’Orto e la giornata di pulizia delle vie del centro dagli adesivi di Forza Nuova e Casapound, sabato pomeriggio ha avuto luogo l’incontro con Saverio Ferrari dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre.
L’incontro era finalizzato a conoscere queste formazioni, capirne modalità, ideologie e radicamenti territoriali, tra cui l’alleanza con la Lega di Salvini, che ha ormai sdoganato Casapound, l’intenzione di costruire un movimento giovanile e il riutilizzo di alcuni modelli tipici della sinistra. L’appuntamento è stato anche un’occasione per rilanciare la manifestazione di sabato 27, che denuncia la sempre maggiore agibilità politica di Casapound e Forza Nuova in città e chiede la chiusura di tutte le loro sedi.
Ma quello di sabato non è stato l’unico momento della settimana in cui si è parlato di antifascismo: ieri infatti l’Isrec (Istituto bergamasco per la storia della resistenza e dell’età contemporanea), insieme alla rete Aldo dice 26×1, ANPI, il comitato antifascista bergamasco e i Giovani Democratici, ha indetto una conferenza stampa per commentare i risultati della raccolta firme iniziata alcuni mesi fa per la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini; l’iniziativa era stata in grado di spaccare il fronte del PD, dopo la netta presa di posizione contraria del sindaco Gori.
Alle critiche di chi vedeva in tale azione un tentativo di cancellare la storia, la direttrice dell’ISREC Elisabetta Ruffini ha risposto ribadendo la differenza tra storia e memoria e sottolineando come la revoca non sia una cancellazione, bensì la produzione di un nuovo atto storico, in aggiunta ai precedenti. Le millecinquecento firme raccolte vedono inoltre anche la presenza di nomi forti della politica, come il vicesindaco Gandi e il presidente della provincia Matteo Rossi. Le firme sono state depositate in comune, per invitare il consiglio comunale a un’ulteriore discussione del provvedimento.