Bergamo – L’Azienda Bergamasca Formazione, azienda speciale a totale finanziamento pubblico da parte della Provincia, si è storicamente caratterizza nel panorama della formazione professionale lombarda per offrire a circa 3000 studenti in obbligo formativo (ragazzi dai 14 ai 16 anni) percorsi di formazione professionale triennali e di quattro anni. ABF è inoltre accreditata da Regione Lombardia per l’erogazione di servizi di politica attiva e servizi al lavoro; questi tipi di servizi sono rivolti a persone in cerca di prima occupazione, disoccupati e lavoratori che intendono cambiare il proprio stato occupazionale. La tipologia dei servizi di politica attiva è diversificata: da corsi di formazione e riqualificazione professionale in differenti settori (ristorazione, cura della persona, metalmeccanico, socio-sanitario) a servizi finalizzati all’accompagnamento nella ricerca di lavoro e alla ricollocazione.
Da alcune settimane, i lavoratori dell’ABF sono in stato di agitazione a seguito della decisione dei dirigenti dell’azienda di revisione dei costi, attraverso un aumento delle ore di lavoro pro capite e quindi una riduzione di personale e il rifiuto di stabilizzare, dopo anni di contrattazione, i numerosi lavoratori precari presenti in azienda: il 47% dei lavoratori totali sono infatti assunti attraverso contratti di lavoro a tempo determinato (169), più collaboratori a progetto (221) o a partita IVA (82).
Un accordo del 2011 aveva previsto la stabilizzazione dei primi lavoratori precari assunti (circa 60) a partire dal 2015 e si era discusso del passaggio dal part-time verticale al full-time, ma da due anni ad oggi, la dirigenza non ha concretamente formulato nessun tipo di proposta.
La difficile situazione economica dell’azienda è aggravata dal drastico taglio (430.000 €) da parte della Provincia per sistemare i buchi nei suoi conti, che subiranno i finanziamenti provenienti dalla Regione per il personale ex regionale, riduzione che rischia di compromettere seriamente la sopravvivenza stessa dell’azienda.
I lavoratori denunciano come questi tagli vadano a sommarsi alla progressiva diminuzione di finanziamenti regionali causata dall’introduzione del sistema doti in Regione Lombardia, da parte della giunta Formigoni, una forma di distribuzione di finanziamento pubblico che viene fatta a tutti gli enti pubblici e privati che beneficiano di un accreditamento regionale che di fatto, ha generato un massiccio trasferimento di risorse dalle scuole pubbliche a quelle private.
Il risultato di tutto questo, dai tagli al personale alla riduzione dei finanziamenti, va ad incidere profondamente sulla qualità stessa del servizio e sull’efficacia generale delle politiche attive del mercato del lavoro, il cui ruolo diviene sempre più residuale e la cui gestione viene sempre più esternalizzata e affidata ai privati.