Cronache dalla quarantena: essere operatrice sanitaria a Bergamo

Pubblichiamo questa lettera ricevuta da una operatrice sanitaria che lavora presso un istituto sanitario di Bergamo: la testimonianza di una di quelle persone che lavora in prima linea durante l’emergenza.

“Angeli???

La nostra “vocazione angelica” è presente 365 giorni all’anno. In tutte le occasioni.
Anche se noi di “angelico” non abbiamo nulla.

Siamo semplicemente persone: lavoratrici e lavoratori, che svolgono un lavoro particolare, che è particolare 365 giorni all’anno, persone che tutti i giorni sono sotto pressione dalla mancanza di personale e dalle mille incombenze giornaliere che comportano il benessere di una persona, soprattutto se fragili come i nostri ospiti.

Siamo troppo spesso sottopagati (dipendenti di cooperative), il nostro titolo non è quasi mai riconosciuto, siamo assunti come ASA quando la stragrande maggioranza di noi è OSS: titolo che abbiamo acquisito studiando e facendo tirocini non retribuiti presso ospedali, centri riabilitativi, RSA, comunità, hospice ecc. ,pagando di tasca nostra , spesso lavorando durante i tirocini facendo turni di 10/12 ore giornaliere durante tutta la durata del corso.

Ci riteniamo semplicemente persone con pregi e difetti, con la nostra forza e debolezza, con la nostra tranquillità e la nostra ansia, la nostra spavalderia e la nostra paura, con la nostra allegria e la nostra tristezza.

Siamo noi che asciughiamo le lacrime, noi che puliamo occhi, visi, corpi, che raccogliamo i sorrisi, la paura, gli abbracci e perché no… anche qualche parolaccia e qualche calcio dai vostri cari, nonni, genitori, figli, amici.
Spesso asciughiamo anche le vostre di lacrime.
Spesso siamo noi ad accompagnarli nell’ultimo viaggio, l’ultima carezza è la nostra, gli ultimi occhi che cercano sono i nostri. Per tutti noi prepararli nel miglior modo è un compimento del nostro “lavoro” sempre svolto con umiltà e rispettando la dignità della persona.

Con loro cantiamo, ridiamo, a volte ci arrabbiamo, poi facciamo pace come fareste voi, come si fa nelle famiglie. E lo facciamo 365 giorni e 365 notti all’anno, così, semplicemente, per cui OGGI non chiamateci angeli.

Chiara, operatore socio sanitario.”

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