Orio al Serio – Le indiscrezioni sul trasferimento del corriere DHL Aviation da Orio al Serio a Malpensa si rincorrono ormai da tempo. La multinazionale tedesca si chiude in un silenzio ambiguo, che suona a molti come un’ulteriore conferma sulle sue reali intenzioni di abbandonare lo scalo aeroportuale bergamasco. In vista dell’incontro di mercoledì 8 febbraio con i vertici aziendali, i sindacati annunciano di essere pronti a dare battaglia. “L’azienda deve dare scadenze certe, altrimenti ci consideriamo liberi di agire”. Questo in sintesi il contenuto di un contributo scritto per BgReport da un RSU DHL di Orio al Serio, che riportiamo integralmente.
L’addio a Orio costerebbe caro al territorio. Per strada si ritroverebbero circa 1200 lavoratori coinvolti a vario titolo tra dipendenti diretti e dell’indotto. A dettar legge rimarrebbe praticamente la sola Ryanair. Appare evidente la estrema fragilità di Orio e la dipendenza dalle scelte delle multinazionali: un’ombra inquietante sul futuro dello scalo, con buona pace di chi ancora esalta il ruolo strategico di Orio al Serio come vero “motore di sviluppo dell’area”.
Un RSU DHL scrive alla redazione:
Mercoledì 8 Febbraio ci sarà nella sede Dhl Aviation di Orio al Serio l’incontro tra azienda e segreterie sindacali territoriali, regionali e con la RSU della stessa Dhl, per capire il piano di sviluppo dell’azienda e soprattutto per avere dei chiarimenti in merito all’ipotesi di trasferimento della multinazionale tedesca a Malpensa. A dire il vero, stando alle voci che sempre più insistentemente circolano e alle indiscrezioni di ambienti politici e ambienti direttamente legati a Sea, più che un’ipotesi, il trasferimento sembra essere già una certezza. Infatti quotidianamente ci giungono voci di una partita già decisa. Il silenzio del vettore che fa capo a Deutsch Post suona forte come una conferma di queste voci. Peccato che in un contesto in cui sembrano tutti ormai consapevoli e sicuri dell’imminente trasloco, gli unici a non avere informazioni sono i diretti interessati e coloro che si potrebbero trovare a dover ripensare il proprio futuro drammaticamente in trasformazione. Il riferimento è a 484 lavoratori diretti Dhl, agli oltre 150 soci lavoratori della Silver-coop ed ai circa 600 lavoratori che a vario titolo rappresentano l’indotto di Dhl sul territorio, dai padroncini alle ditte in subappalto. Dopo 26 anni di presenza all’aeroporto di Orio, Dhl Aviation sembrerebbe quindi intenzionata a ringraziare i propri dipendenti ed il territorio che le ha permesso di ottenere performances di business talmente stupefacenti da diventare per diversi anni oggetti di studio per diverse facoltà di economia ed ingegneria (in primis la Bocconi), con un “grazie tante e arrivederci. Non ci servite più!”. Siamo consapevoli della volatilità di queste multinazionali (Dhl ad Orio non possiede nulla: il capannone è di proprietà Sacbo; i mezzi operativi sono di proprietà Cornali; le sole proprietà in carico alla multinazionale di Bonn sono gli aeromobili ed i suoi dipendenti) che possono permettersi di punto in bianco di cambiare sede e di trasferirsi verso il miglior offerente, esercitando naturalmente la propria forza contrattuale schiacciante. E’ evidente che in tutto ciò pesa anche la pressione esercitata da tanti anni di battaglie ambientaliste sul rispetto degli orari dei voli, condotte dai vari comitati presenti in tutte le aree perimetrali dell’aeroporto, i quali si sono sempre scagliati soprattutto contro i voli cargo in quanto impattanti nelle ore notturne. L’area merci dell’aeroporto di Orio si è così trovata nel tempo a fungere da capro espiatorio (a torto o a ragione) nei confronti del disagio che inevitabilmente crea una realtà in cui transitano ormai più di 8 milioni di passeggeri e che occupa il quarto posto nella classifica nazionale in termini di trasporto merci, posta ad un passo dalla città e nel cuore del suo hinterland. E’ altresì prevedibile che la multinazionale sia stata indotta a fare scelte di trasferimento dalla ricerca di aree in cui investire, ampliare e poter avviare nuove linee di collegamento intercontinentale (ad Orio, per le caratteristiche della pista, ciò è possibile solo parzialmente); e allora quale miglior scelta di Malpensa che è l’esatto contrario di Orio al Serio: spazi, strutture, grandi potenzialità di investimento, pista e stand nuovi, nuove strutture all’avanguardia; il tutto desolatamente vuoto e quindi in attesa di investitori da attirare anche a costo zero. In tutto questo quadro, però, ci sono di mezzo 1200 persone con le rispettive famiglie che ora vedono quella che ieri sembrava una drammatica crisi lavorativa che toccava solo altri, piombargli addosso minacciosa. Senza dimenticare che per lo stesso scalo bergamasco, la dipartita di Dhl (e qualcuno ipotizza anche di Ups) significherebbe riduzione di introiti certi e soprattutto un’ancora più accentuata dipendenza dalla compagnia irlandese Ryanair che agisce ad Orio già quasi in regime di monopolio, garantendo un notevole movimento di passeggeri, ma al tempo stesso apportando benefici diretti in termini occupazionali largamente inferiori a quelli del comparto merci. La preoccupazione dei colleghi di Sacbo in tal senso è comprensibile. Quindi mercoledì non sarà solo il giorno di un incontro sindacale, ma sarà una data che nutre attese ed aspettative che vanno aldilà della realtà circoscritta a Dhl Aviation, coinvolgendo altre situazioni lavorative ed un’intera fetta di territorio. D’altro canto, come Rsu, non abbiamo il timore di dire che le aspettative probabilmente saranno frustrate da una risposta aziendale vaga e fumosa: è chiaro che un’ammissione dell’azienda di un imminente trasloco o di un probabile trasloco non potranno che innescare reazioni uguali e contrarie, da parte dei lavoratori, all’arroganza dell’azienda stessa. Temiamo che oltre all’impatto descritto, ci sia la volontà di Dhl di avviare un processo di ulteriore precarizzazione e di esternalizzazione del lavoro, affidando buona parte del proprio ciclo di lavorazione, smistamento e stivaggio della merce a ditte esterne ed a lavoratori sottopagati e privi di diritti. Siamo assolutamente consapevoli, in virtù di tutto ciò, che la miglior difesa è l’attacco: mercoledì saremo noi a muovere lo scacchiere; qui c’è in gioco il nostro futuro insieme a quello delle nostre famiglie ed è per questo che il gioco lo prendiamo nelle nostre mani. Imporremo una scadenza per avere l’ufficialità del rinnovo del contratto (ricordo in scadenza a Dicembre 2013), che esso sia ad Orio al Serio o a Malpensa. Se oltre tale data non avverrano comunicazioni ufficiali ci sentiremo liberi di agire nello stesso identico modo in cui ci mobiliteremmo se ci avessero comunicato il trasloco della multinazionale tedesca. L’incertezza del futuro crea inevitabilmente ansie, paure, talvolta angosce; ma sappiamo molto bene che l’incertezza e la sensazione di non aver più nulla da perdere potrebbero trasformarsi in un’arma molto pericolosa per l’azienda. A testa alta siamo pronti a decidere il nostro destino!