Bergamo. Siamo nel centro di Bergamo, nel quartiere di Redona, con più precisione ai civici 37 e 39 di via Buratti. Ed è nel pieno centro città che si consuma l’ennesima assurda storia di negazione di diritti. Gli appartamenti di questo palazzo sono stati privati dell’acqua dal 14 novembre. Lavare i piatti, farsi una doccia, riuscire a far partire una lavatrice, tirare l’acqua nel WC: tutto ciò che sembrava normale è diventato un miraggio in questo condominio. Gli inquilini stanno sopravvivendo con gravi difficoltà, le fontane nelle vicinanze sono state chiuse e ora alcuni di loro si riforniscono ad Alzano Lombardo, dove c’è la fontana pubblica più vicina, e altri si fanno aiutare dai vicini dei palazzi adiacenti; chi non possiede un’auto per trasportare l’acqua ha abbandonato l’alloggio.
Tutti gli abitanti di questo condominio sono in affitto, la gestione del palazzo è affidata all’immobiliare Cerati SAS che si è rifiutata di pagare una bolletta dell’acqua, perché ritenuta inverosimilmente alta. Sebbene il regolamento per la distribuzione preveda che in presenza di controversie in corso relative alla ricostruzione dei consumi, a seguito di un malfunzionamento dei contatori, la sospensione della fornitura non possa mai essere operata, la fornitura è stata comunque sospesa. In effetti abbiamo potuto constatare come il contatore dell’acqua all’esterno della palazzina sia illeggibile.
Ma la cattiva gestione di questo condominio ha una lunga storia: il riscaldamento centralizzato da anni infatti funzionava a singhiozzo, senza rispettare periodi, orari e temperature previste dalle norme. Gli inquilini sono così stati obbligati a comprare e utilizzare delle stufe per riscaldarsi.
Ma ora la situazione sta pericolosamente precipitando e gli abitanti sono esasperati, anche di fronte a una situazione igienico-sanitaria che si sta deteriorando ogni giorno che passa. Anziani e bambini rischiano di essere le più vulnerabili vittime di un inverno senz’acqua e riscaldamento. Nella diatriba tra l’immobiliare Cerati e la Bas Sii gli unici a pagare sono gli incolpevoli inquilini di un palazzo in cui la dignità sembra non essere più di casa.