Taser usato per la prima volta a Bergamo: quali conseguenze?

Bergamo – Domenica mattina, nel quartiere di Celadina, un uomo di 45 anni si è recato nel locale supermercato e, brandendo una siringa, ha minacciato i clienti dell’esercizio. A quel punto i responsabili del supermarket hanno allertato le forze dell’ordine che, una volta arrivate sul posto, hanno intimato più volte l’uomo di gettare la siringa, dopodiché hanno utilizzato la pistola a impulsi elettronici sull’uomo, che è caduto a terra in preda agli spasmi e alle grida di dolore. A quel punto è stato ammanettato e denunciato.

La pistola taser è stata introdotta pochi mesi fa in alcune città italiane, in dotazione ai corpi di polizia, carabinieri e guardia di finanza. A Bergamo è stata introdotta da circa un mese, e questa è la prima volta che viene utilizzata sul nostro territorio. Già in passato ci siamo occupati della questione taser a Bergamo: nel 2019, infatti, quando venne ipotizzato di introdurre l’arma in dotazione alla polizia locale, il comitato Bergamo Bene Comune e l’associazione Antigone organizzarono un incontro con la giunta comunale che alla fine valutò di respingere la proposta sottolineando le perplessità relative all’utilizzo di tale strumento.

Riguardo l’utilizzo di quest’arma esistono da sempre molte perplessità. Il taser è utilizzato in 107 paesi nel mondo, ma non è certo un’arma innocua: se la vittima è affetta da problemi cardiaci, neurologici o è in gravidanza può provocare conseguenze estreme, fino ad essere addirittura letale. Negli Stati Uniti, dove il taser è utilizzato largamente dalle forze di polizia, si calcola che tra il 2001 e il 2008 siano morte 334 persone, colpite dalla scarica elettrica dell’arma. Un’indagine più recente attesta la stima dei decessi a circa 1000: è la seconda causa di morte per mano della polizia dopo i colpi di arma da fuoco. Come se ciò non bastasse, nel 2017 l’Onu ha definito questa arma uno strumento di tortura.

L’assessore leghista Belotti si è subito scagliato contro la giunta comunale dopo l’episodio di domenica mattina, affermando che sia necessario dotare di taser anche le forze di polizia locale. Ma in una città e una provincia in cui i reati quali furti, aggressioni e percosse sono da anni in diminuzione a scapito dei reati informatici, davvero abbiamo bisogno di uno strumento repressivo tanto pericoloso e controverso?

Una città sicura si fonda sulla partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini, sulla solidarietà e sull’inclusione: ci sono certo quartieri più difficili di altri, ma non sarebbe meglio, invece che inasprire controlli e misure repressive, costruire vaccini alla criminalità e al degrado quali cultura, istruzione, inclusione, dignità?

Forse garantire alle persone più fragili ed emarginate una casa dignitosa, un lavoro sicuro, luoghi in cui costruire cultura e aggregazione porrebbero un limite all’esclusione e alla povertà che poi generano criminalità e degrado. Forse, invece che pistole elettriche, avrebbe senso far sentire ogni cittadino e ogni cittadina al centro, e non ai margini.

 

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