Se i finanziamenti agli atenei diminuiscono anno dopo anno, ecco che a finanziare l’università ci pensano i precari della scuola.
Dall’anno scorso sono stati attivati i corsi per conseguire l’abilitazione per l’insegnamento, i famigerati TFA (Tirocini Formativi Attivi). Questi corsi sono di fatto obbligatori per chiunque vuole avere qualche velleità di insegnare nella scuola in Italia. Fino al 2008 i corsi abilitanti erano le SILSIS, da un anno all’altro cancellati dal governo. Dopo anni in cui non esisteva alcun canale per conseguire l’abilitazione ecco che l’anno scorso è stato inaugurato il primo ciclo dei TFA, confermato anche per quest’anno.
In questi anni di limbo dove ha regnato la confusione burocratica, i precari della scuola si sono di fatto trovati per anni in una sorta di limbo, spesso chiamati a sostituire altri docenti, in attesa di qualche decreto o quanto meno di una circolare che chiarisse la loro posizione. Nel caso più fortunato i neo insegnanti si sono trovati a poter insegnare senza abilitazione e quindi con un forte handicap in sede di graduatoria.
In questi giorni si stanno svolgendo le prove per l’accesso al II ciclo di TFA.
La frequenza per i corsi è stata subordinata al pagamento di una retta di 2500 euro. Qualcuno ha storto il naso, dicendo che è interesse del ministero formare i futuri insegnanti e che questa formazione sarebbe dovuta essere gratuita.
Se si analizzano i bilanci dell’ateneo bergamasco però emerge un quadro molto chiaro di quali sono stati i costi sostenuti per la formazione e dell’entità delle entrate proveniente dalle tasche dei precari.
L’Università di Bergamo ha infatti gestito 18 corsi per abilitare 329 insegnanti, e ha dichiarato a bilancio che a fronte delle entrate di 1.103.700 euro incassati, ha speso 694.107 euro. I TFA sono stato un buon affare per l’ateneo che ha guadagnato ben 409.593 euro dall’operazione. Un margine cospicuo: se poi dividiamo la cifra per il numero di iscritti, ogni precario, oltre a coprire interamente il costo del proprio, corso ha involontariamente e inconsapevolmente finanziato con 1245 euro l’ateneo.
Uno scaricabarile economico, subdolo e odioso: i precari, se vogliono avere una speranza di un futuro, non possono sottrarsi dall’iscriversi ai TFA.