La lingua secca: chi decide sulle opere pubbliche?

È notizia di pochi giorni fa che la Pedemontana, l’autostrada che unirebbe Bergamo a Varese, rischia di chiudere. L’allarme arriva dai comuni della Provincia di Monza e Brianza, che parlano già di disastro per la viabilità, per l’economia e l’ambiente, ma non può evitare di interessare il territorio bergamasco. Un tratto dell’autostrada avrebbe infatti interessato il territorio fra Trezzo e Osio.

A poco servono le rassicurazioni di Roberto Maroni: questa gigantesca lingua d’asfalto pare già trovarsi senza più liquidi che possano finanziarla, asciutta, prosciugata, per cui destinata ad essiccare, lasciando sul luogo cantieri incompiuti, lavoratori disoccupati, aberrazioni paesaggistiche. Prova ne è l’aumento di capitale chiesto attraverso il collocamento sul mercato da parte della Milano-Serravalle, società che controlla la Pedemontana, del 43% delle azioni di Pedemontana società.

Nel bando pubblico pubblicato da Serravalle, si offrono in sottoscrizione le azioni rimaste inoptate dall’ultimo aumento di capitale da complessivi 267 milioni. L’asta e’ prevista il 30 giugno. L’operazione, sottoscritta dalla stessa Serravalle (controllata dalla Provincia di Milano) per 32 milioni, ma non da Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, presenta infatti un inoptato di 235 milioni.

È su quest’ultimo passaggio che occorre concentrarsi: chi decide se un’opera si fa o meno?

Sono gli enti privati che decidono se un’opera pubblica si farà o meno, in questo caso l’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato dalle due banche sopracitate. Sono due banche che decidono di un’opera che chiama in causa migliaia di cittadini, decidono se la lingua d’asfalto passerà sotto le loro finestre, taglierà i loro campi. Sono due banche che decidono del destino di 1500 lavoratori, tutt’ora impiegati nell’opera.

Sarcastico il giudizio di Dario Balotta, responsabile Trasporti di Legambiente Lombardia, che dalle pagine dell’Eco di Bergamo commenta: «La Pedemontana è al capolinea e Maroni deve prendere atto che non ci sono più le condizioni per portarla avanti. Non sono i sindaci della zona o Legambiente, preoccupati dell’inutile sventramento di mezza Brianza, ma è il mercato finanziario che non ne vuol saperne di finanziare questa assurda autostrada pensata 30 anni fa».

Sono i mercati finanziari a decidere, mercati che di interesse pubblico non hanno nulla, mentre di cupidigia privata tutto. Quali siano poi i reali calcoli economici che sottostanno a una simile decisione, non ci è dato sapere. Sappiano che un’altra lingua disseccata giace per terra.

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