Bergamo – Prima l’incontro con il sindaco Giorgio Gori e Maria Carolina Marchesi, poi la conferenza stampa di presentazione: così la Rete bergamasca per l’alternativa al g7 ha formalizzato la richiesta di agibilità in città durante la due giorni del summit internazionale dell’agricoltura, il 14 e 15 ottobre. In particolare sono stati chiesti a Gori gli spazi comunali dell’Edonè, a Redona, che sarà teatro dell’iniziativa.
La rete, nata per promuovere un modello alternativo di agroindustria e alimentazione, ha raccolto attorno a sé diverse realtà, non solo locali, ma anche internazionali, che si battono per i diritti degli agricoltori e per un’agricoltura biologica, rispettosa del lavoro e della qualità del cibo: cooperative, gruppi di acquisto popolare, associazioni contadine. La composizione della rete è dunque varia: l’ideale comune è quello della sovranità alimentare ha riunito soggetti molto diversi tra loro, sia per ispirazione politica che per posizione geografica (si va dai Sem Terra brasiliani alla Rimaflow di Trezzano sul Naviglio, dalle Acli al movimento di Cittadinanza sostenibile).
Da maggio a oggi questo percorso ha definito un vero e proprio programma alternativo al g7, che prevede tavoli di lavoro, dibattiti e incontri informativi, e che culminerà nella manifestazione di domenica 15 ottobre. Il focus della due giorni sarà sulle buone pratiche alternative di agricoltura, ma con la prospettiva di sviluppare progetti che proseguano oltre l’appuntamento di ottobre: l’obiettivo è creare azioni durature e concrete all’interno di una rete permanente. Da più parti è stata sottolineata la differenza tra il g7 ufficiale e quello alternativo: nonostante alcuni temi ritornino in entrambi i contesti (uno su tutti, l’agricoltura biologica e la sostenibilità ambientale), centrale è per la rete l’idea di partecipazione delle persone alle politiche agroalimentari, che invece vengono calate dall’alto e approvate proprio nel corso di questi grandi eventi come il g7. Si vuole anche unire dal basso chi subisce le conseguenze di queste politiche, senza avere mai voce in capitolo, e organizzare una resistenza, diffondendo buone pratiche e ampliando la partecipazione.
Proprio la presenza di realtà non solo legate all’agricoltura testimonia la volontà di allargare la discussione: se il centro resta l’agricoltura, è indispensabile però anche ampliare il focus e parlare di diritti fondamentali, come quello al lavoro o alla casa, sempre più erosi dalla crisi degli ultimi anni. A questo proposito, la rete ha espresso la propria solidarietà al comitato Noparkingfara, sottolineando la comunanza dei percorsi in difesa del bene comune.