2 – Le mani sulla città. Bergamo città vetrina: il nuovo centro piacentiniano

Bergamo – Se ne parla ormai da diverso tempo: il rifacimento del centro piacentiniano è un cavallo di battaglia per l’attuale amministrazione comunale. Dopo un concorso diviso in due fasi, avviatosi nel maggio del 2017, che ha visto come vincitore il progetto Flânerie , promosso da un team bergamasco composto di cinque architetti e un ingegnere, ormai è da considerare avviata la riqualificazione del centro. Gli interventi previsti per il nuovo cuore di Bergamo consisteranno sostanzialmente in cinque lotti: piazza Dante e Quadriportico, piazza Cavour e lato est del Sentierone, largo Belotti, lato ovest Sentierone e piazza Matteotti e, infine, via Tasso. I costi previsti per l’opera ammontano a circa 1 milione e 250 mila euro.

Sul sito ufficiale dedicato al centro piacentiniano, questo viene definito come “il salotto di Bergamo”, ed è effettivamente di un salotto che stiamo parlando: un salotto tirato a lucido, rimesso a nuovo, nonostante pare che non siano previsti grossi stravolgimenti a livello estetico. I cambiamenti riguarderanno per lo più le pavimentazioni e l’illuminazione, la costruzione di nuove superifici sulle quali sedersi, l’ampliamento del verde pubblico (nonostante quello del verde non sia praticamente mai stato un tema prioritario per l’amministrazione, che anzi non ha esistato, per esempio, ad abbattere un olmo secolare in piazzale degli Alpini) e così via, in una serie di piccole migliorie che non apportano sostanziali modifiche al centro. Eppure, nonostante quella che si può definire l’inutilità di un progetto del genere, ecco che il centro si appresta a darsi una ripulita, per diventare più… attraente. Ma per chi?

La trasformazione del tessuto urbano è un fenomeno ormai conosciuto a Bergamo dove, negli ultimi anni, tra progetti già in essere e alcuni ancora fermi, i cambiamenti non saranno pochi. La riqualificazione di un centro storico, già ora zona di cospicuo passaggio e cuore pulsante delle attività commerciali cittadine, pare una manovra strategica, più che un intervento che risponde a un reale bisogno del territorio e di chi lo abita. In nome di un sempre maggiore bisogno di competitività economica, rendere più appetibile il centro piacentiniano sembra quanto meno un tentativo di abbellimento di una vetrina, piuttosto che un intervento utile alla città. Con l’aumentare dei turisti di passaggio a Bergamo, ecco che quella zona della città deve essere messa a valore: i negozi di lusso che già ora sono gli attori del centro, e i nuovi che verranno stipati in spazi centrali sì, ma dall’affitto spropositato (gli affitti di immobili nel centro città sono aumentati di circa il 50% negli ultimi anni), saranno i protagonisti principali di questo nuovo centro di Bergamo, assai lontano però dalle esigenze del cittadino medio, che non ha sicuramente bisogno di maggior lusso in questa zona di Bergamo.

Riguardo questo progetto di riqualificazione, l’assessore Francesco Valesini ha dichiarato, inoltre, che “per molti anni non si è pensato ai luoghi dell’incontro a Bergamo“: ma è realmente questo lo scopo del rifacimento del centro piacentiniano? Perchè, a dirla tutta, i luoghi dell’incontro a Bergamo esistono, e sono le piazze e le vie della città che vengono popolate dai suoi abitanti; è necessario tirare a lucido il centro città affermando che questo sia lo scopo, quando moltissime iniziative pubbliche, che vorrebbero essere momento di socialità e aggregazione, vengono soppresse in nome del “decoro”? Quella dell’attenzione ai luoghi dell’incontro quando si parla del centro piacentiniano sembra quanto meno un’affermazione fuori luogo e una motivazione forzata, dal momento che in vari punti del centro della città, come per esempio sui propilei in largo Porta Nuova, da generazioni luogo di ritrovo dei giovani bergamaschi, viene severamente vietata ogni forma di aggregazione, e multati coloro i quali vi si siedono. La socialità non può essere incoraggiata solo nel momento in cui può ripopolare vie stracolme di negozi: non è questo il suo scopo, e una Bergamo più viva non deve per forza equivalere con una Bergamo che spende di più.

L’amministrazione comunale utilizza quesot tipo di trasformazioni urbane come metodo per “risvegliare” economicamente la città, partendo dal suo assetto urbano, in una sfilza di cambiamenti che però non portano a un reale miglioramento della vita dei suoi cittadini, tra le altre cose praticamente sempre esclusi dalla partecipazione ai processi decisionali che riguardano il loro territorio. Se potessero decidere realmente, sarebbe forse prioritaria questa nuova città vetrina, sempre più distante da loro?

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