Bergamo- Un centinaio le persone in piazza sabato pomeriggio a Porta Nuova per la “Giornata nazionale sfratti zero” organizzata a Bergamo dai quattro sindacati di inquilini, Sicet Cisl, Sunia Cgil, Unione inquilini e Asia Usb. All’ unisono, le sigle sindacali pretendono il blocco generalizzato di tutti gli sfratti, non limitando questa tutela a particolari categorie; inoltre, al centro del presidio c’era la richiesta di un incremento degli alloggi a canone sociale, se necessario anche utilizzando strumenti come la requisizione degli immobili.
A sostegno di queste richieste c’è il quadro della situazione abitativa delineato dalle ultime ricerche: i dati infatti confermano nel 2014 un aumento del 23% delle richieste di sfratti, che si attestano a quota 2529; tra questi, 540 casi sono stati eseguiti con l’intervento della forza pubblica. Inoltre, i fondi per le famiglie in difficoltà, presenti solo nei comuni “ad alta tensione abitativa” (Bergamo, Dalmine, Seriate e Torre Boldone), prevedono dei requisiti regionali rigidi, che escludono la maggior parte delle domande: quest’anno a Bergamo, dove la giunta aveva stanziato 200 mila euro, sono state accolte solo 23 richieste.
Anche l’accordo Aler-Comune, considerato una vittoria dall’amministrazione di Gori, deve ancora mostrare dei risultati concreti: ad oggi è stato stanziato dalla regione 1 milione e 600mila euro per la ristrutturazione di 68 alloggi popolari, in aggiunta agli 800mila euro del Comune per la sistemazione di altri 13 appartamenti. Tuttavia, rimangono ancora inagibili o da assegnare 500 alloggi, a fronte di migliaia di famiglie che da anni restano in lista d’attesa per una casa popolare.