Bergamo – Compie un anno di vita lo spazio sociale identitario promosso dall’associazione Domus Orobica, un posto di cui si è dotata l’estrema destra cittadina, che negli ultimi anni ha sempre più scelto di celarsi, di confondersi, di non richiamarsi direttamente alle esperienze dei totalitarismi storici.
In via Mascagni 85 a Longuelo, tuttavia, è evidente che in questi mesi sono stati invitati al tavolo dei relatori nomi noti dell’estrema destra italiana, anche se non coinvolti direttamente nei percorsi delle due organizzazioni che la fanno da padrona, Forza Nuova e Casa Pound: nei dibattiti si sono alternati infatti Lorenzo Fiato (Generazione identitaria), Vincenzo Sofo (curatore del blog Il talebano, Lega Nord Mille Patrie), Fabrizio Fratus (Ex Fiamma Tricolore e segretario personale della Santanché), guarda caso presenti tutti insieme il 21 aprile scorso a un convegno tenutosi a Roma dal titolo “Verso la Lega nazionale” con Borghezio.
L’obiettivo dell’estrema destra bergamasca è quello di mimetizzare le proprie posizioni ideologiche, sostenendo invece precise battaglie politiche. Per la verità, non serve un intuito spiccato per individuare la matrice politica dell’associazione Domus Orobica, che fa esplicito riferimento ai valori di Dio, Patria e Famiglia.
Questa destra vorrebbe presentarsi come post-ideologica, costruendo campagne politiche precise per trovare dei personaggi istituzionali che se le assumano. L’interlocutore politico privilegiato al momento è la Lega di Salvini. I temi che si agitano sono i soliti: la lotta al mondialismo, il sostegno alla Siria di Assad e alla Russia di Putin, il revisionismo sulla guerra civile in Spagna, l’attacco alle libere scelte sessuali per ergersi a difesa della famiglia tradizionale e cattolica, la chiusura delle frontiere ai migranti, che rappresentano il tentativo di soppiantare la popolazione europea cristiana. Ecco allora che tutto torna: le lobby americane producono guerre, che provocano migrazioni, che cancelleranno l’Europa dalle radici cristiane.
A Bergamo, l’associazione promuove la partecipazione ai presidi silenziosi delle Sentinelle in piedi, appende qualche striscione che invita alla lotta (non si specifica meglio verso chi o per che cosa) e qualche manifesto contro i musulmani, ma per il momento nulla di più.
Domus orobica è riuscita però a far riavvicinare alla politica anche Dario Macconi , ex segretario di Forza Nuova Bergamo, più volte presente alle iniziative. Lo spazio sociale identitario in questi mesi non ha certo raccolto molti accoliti, eppure la direzione in cui si muove è chiara. A distanza di anni si tenta di riproporre una sorta di Terza posizione, dove, come per l’associazione Caposaldo, non è più importante distinguere tra destra e sinistra, ma è più utile che le forze anti-sistema si coalizzino. Ed allora ecco spiegato perché a una conferenza con Borghezio e Salvini, “Generazione identitaria” e “Salviamo i marò”, si sieda senza alcun pudore il “sinistro” Giulietto Chiesa di turno.
Tutto in fondo torna utile: lucide analisi geopolitiche, insieme a letture complottiste e qualche richiamo alla spiritualità. Il risultato è una confusione generale in cui la destra riesce a mimetizzarsi di fronte ai meno attenti e cerca di ritagliarsi spazi di agibilità. Per questa destra infatti non è funzionale richiamarsi direttamente al fascismo in un paese che dopo 70 anni dalla Liberazione non sembra così incline ad accettare organizzazioni che si richiamano alla esperienza totalitaria nostrana.
Lobby, banche, mondalismo, comunitarismo, sovranità monetaria sono le parole d’ordine che si ripetono fino allo sfinimento nel tentativo di spiegare la crisi, senza che diventino mai centrali le esperienze reali di conflitto. Quello che si trasmette, piuttosto, è una rassegnazione, alimentata dalla soddisfazione di saper leggere con sapienza il mondo, distinguendosi dalle masse ignare, ostaggio dei media. In questo modo l’impotenza e l’inerzia trovano la loro legittimità: siamo tutti vittime di un complotto da cui non ci si può sottrarre. Ma se ne può parlare, magari dimenticandosi dell’identità di chi prende parola.