Bergamo – Si è ormai conclusa la vertenza dell’università di Bergamo iniziata nell’ottobre del 2015 che ha visto come protagonisti le RSU del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo e il suo rettore Reno Morzenti. I lavoratori e le lavoratrici chiedevano da tempo che venissero finalmente concessi loro gli scatti stipendiali, a fronte di una situazione lavorativa che li vedeva sovraccarichi di mansioni, valutati in base a un opinabile “pageliino” e sottopagati, a dispetto di una grave mancanza di personale. Mentre aumentava notevolmente il numero di studenti iscritti all’università e, di conseguenza, il sempre più estenuante lavoro del personale tecnico-amministrativo, le sue richieste si son fatte via via sempre più urgenti, e il rettore Morzenti ha più volte trattato e ritrattato senza però mai giungere a una conclusione effettiva.
Dopo mesi di lotta, è stato raggiunto un accordo, che rappresenta però solo un parziale riconoscimento nei confronti dei lavoratori: i 105.000 euro finalmente stanziati sono infatti di natura variabile, e dunque per legge non possono essere utilizzati per gli scatti di stipendio che i lavoratori attendono da anni. Si è però riusciti ad ottenere un accordo sulla ridistribuzione, che stabilisce che il 40% del salario della produttività venga emanato in modo eguale tra tutti i lavoratori e le lavoratrici, dal momento in cui i risultati ottenuti sono merito di tutti e tutte, e non di pochi scelti in base a criteri di valutazione assolutamente non oggettivi.
Il “pagellino” contro il quale si sono scagliati i lavoratori non garantiva, infatti, una ridistribuzione equa e omogenea del salario e, influendo in modo notevole sul salario di produttività, era di fondamentale importanza. Alla base della vertenza era la scelta dei vertici di Unibg di rendere l’attuale sistema di valutazione, giudicato dai lavoratori già ampiamente iniquo e discrezionale, ancora più discrezionale e basato tutto su criteri individuali anzichè collettivi. A dispetto dei risultati ottimali che comunque l’ateneo dimostra di sapere raggiungere ogni anno (+ 9 milioni di fondo di finanziamento ordinario annuo dal Ministero nel giro di dieci anni). Segno che l’impegno è collettivo e che la pagella individuale serve soprattutto a mettere i lavoratori l’uno contro l’altro e ben poco a premiare veramente il merito. Per questo i lavoratori e le lavoratrici dell’università di Bergamo hanno richiesto la modifica di questi criteri e con l’accordo sono stati eliminati quelli più discrezionali, giungendo alla conclusione che una buona parte della valutazione, cioè il 30%, dipenderà dal raggiungimento degli obiettivi che l’ateneo si predispone, e che il personale tecnico-amministrativo, nonostante le difficoltà, ha sempre raggiunto.
Notizia di questi giorni è che quest’accordo sarà reiterato anche per il 2016 e dunque garantirà un aumento sicuro anche per l’anno prossimo
Un altro grave problema, e obiettivo della vertenza, è da sempre l’effettiva carenza di personale: si contano circa 200 lavoratori all’università di Bergamo, quindi cento meno di quanto necessario per garantire senza intoppi l’ordinario lavoro dell’ateneo. Tramite il nuovo accordo ci saranno nuove assunzioni: un passo verso la giusta direzione da seguire, ma sicuramente non abbastanza per sopperire del tutto alla carenza di personale all’interno dell’Università.
Nonostante il raggiungimento di questo accordo, la lotta del personale tecnico-amministrativo UniBg non ha ancora intenzione di fermarsi: infatti viene richiesto un piano assunzionale per i prossimi anni che consenta un’effettiva crescita e che non aspetti l’emergenza e lo stato d’agitazione dei lavoratori per essere attuato, garantendo così maggiore tranquillità e distensione nello svolgimento delle mansioni; inoltre, obiettivo fondamentale delle richieste rimangono anche gli scatti stipendiali. Dunque, ad ora da affrontare ci sono problemi interni che si scontrano da anni con la rigidità dei vertici amministrativi sulle politiche per la famiglia e per le giovani madri lavoratrici. Alla base delle richieste dei lavoratori e soprattutto di molte lavoratrici da anni c’è la possibilità di aumentare i posti part-time disponibili, una maggiore flessibilità oraria per le esigenze di cura dei figli e dei genitori anziani, l’introduzione del congedo parentale a ore previsto dalle leggi ma applicato rigidamente in Unibg. Una promessa che era anche nel programma del Rettore R.M. Pellegrini, che per ora non sembra però all’ordine del giorno della sua agenda.