Bergamo – E’ previsto per questo fine settimana il festival che per il terzo anno si svolge in via Monte Grigna, nel quartiere della Celadina a Bergamo: Celada In Strada. “(…)il potere è sempre più lontano dai territori e sempre più nelle mani di pochi affaristi. E’ necessario ripartire dai territori che viviamo ogni giorno, per ribaltare le loro bugie e riprenderci i nostri diritti. Questo significa quotidianamente lottare contro le ingiustizie, denunciare le politiche dei potenti, procedere con determinazione e rabbia. Quella rabbia la trasformiamo in festa: per tre giorni invaderemo le strade, riprendendocele col sorriso beffardo di chi ha deciso di rompere le catene e costruire un mondo diverso, fatto di solidarietà, di contaminazione tra culture e stili di vita, in cui nessuno decide per altri, ma dove tutti e tutte sono coinvolti e responsabili.”: questo è parte del comunicato di lancio del festival scritto dal Comitato di Lotta per la Casa, organizzatore dell’evento, che insieme agli abitanti della via sta organizzando una serie di eventi e iniziative che animeranno la tre giorni. Obiettivo della festa, oltre a quello di creare momenti di condivisione e socialità, è quello di rimettere al centro le periferie e i quartieri; animare e vivere i territori da parte di chi li abita, attraverso l’autorganizzazione. Un momento di socialità e solidarietà, ma anche e soprattutto di lotta: al civico 11 di via Monte Grigna c’è ancora l’occupazione abitativa del Comitato, una palazzina che dal 2014 è abitata da quelle persone che stanno contribuendo a creare Celada in Strada, quelle famiglie, quei giovani studenti e precari che hanno deciso di organizzarsi per riprendersi un diritto, quello ad avere una casa, che troppo spesso viene negato.
Come comunicato dal ministero degli interni, la Lombardia è la regione che conta il maggior numero di sfratti, e sebbene nel comune di Bergamo sembra che questi siano lievemente diminuiti nel 2015, si denota invece in provincia una situazione di emergenza abitativa che ha dell’incredibile, con oltre 10.000 famiglie al di sotto della soglia di povertà assoluta, e un aumento degli sfratti eseguiti tramite ricorso della forza pubblica, passati dai 540 del 2014 ai 605 dell’anno seguente. La nuova riforma regionale sull’edilizia residenziale pubblica, voluta dalla Lega Nord, è andata ad aggravare una situazione già precaria, con un progetto volto a favorire l’ingresso di enti privati nella gestione delle case popolari: un vero e proprio processo di liberalizzazione della gestione del patrimonio pubblico. Con la firma, nel 2014, della convenzione tra il comune di Bergamo e Aler si è di fatto concretizzato questo percorso di privatizzazione: la gestione totale del patrimonio residenziale pubblico in città è stata infatti delegata all’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, con l’onere, assunto dall’azienda, di ristrutturare e assegnare i 224 appartamenti ERP in stato di abbandono presenti in città, quelli denunciati dal Comitato ormai tre anni fa. Resta da verificare se effettivamente questi alloggi siano stati assegnati alle moltissime famiglie in attesa di una casa popolare. Anche il numero di pignoramenti è aumentato drasticamente (oltre mille in provincia) e Bergamo è uno dei comuni più colpiti in Italia, e con il nuovo Decreto Banche si abbrevierebbero anche le procedure di vendita degli immobili a favore degli istituti di credito.
Lo scenario complessivo appare dunque tutt’altro che roseo, a Bergamo e in provincia. Nonostante l’assessore Valesini abbia dichiarato più volte che l’emergenza casa in città non viene effettivamente sentita, a causa delle poche occupazioni abitative presenti sul territorio, non si possono di certo ignorare le migliaia di famiglie che, seppure abbiano tutti i requisiti necessari ad ottenere una casa popolare, ancora aspettano che venga loro assegnata. L’emergenza abitativa appare probabilmente ai loro occhi più reale che mai, e degna di una soluzione, perché la realtà dei fatti con la quale bisogna scontrarsi è un muro ben più alto di quello che le dichiarazioni sui giornali tentano di costruire: le case popolari sono in numero infinitamente più basso rispetto alla necessità della città.
Il festival Celada In Strada vuole dunque far aprire gli occhi su di una situazione che la maggior parte delle volte non viene trattata dall’amministrazione comunale con il riguardo che meriterebbe: “Mentre ci viene detto che a Bergamo non c’è emergenza casa, 10mila famiglie sono al di sotto della soglia di povertà, migliaia di persone aspettano una casa popolare e i pignoramenti sono in continuo aumento. Mentre viene ribadito che in Italia va tutto bene, il governo Renzi adotta misure sempre più autoritarie, moltiplicatrici di precarietà e devastatrici di diritti. Piano Casa, Jobs Act, Sblocca Italia, Buona Scuola ed ora riforma di legge elettorale e Costituzione”. La festa vuole dimostrare come, anche in un quartiere e in una via troppo spesso lasciati ai margini, sia possibile creare momenti di lotta, di solidarietà e di condivisione, e inizierà venerdì pomeriggio, per poi concludersi domenica sera, dopo tre giorni intensi di musica, sport popolare, danze di gruppo e laboratori. Si ricorderà anche Abdesselem el Denaf, l’operaio egiziano di 53 anni investito da un tir la scorsa notte, durante lo sciopero dei lavoratori della Seam di Piacenza: verrà organizzata una raccolta fondi per la sua famiglia, nello spirito di solidarietà che da sempre caratterizza il festival.