Dalmine – È da lunedì 20 Febbraio che i lavoratori della Tenaris Dalmine stanno scioperando, due ore ogni settimana, per rispondere all’imposizione della flessibilità e agli spostamenti forzati di reparto. Dal 23 Gennaio è stato infatti definitivamente accantonato il contratto di solidarietà in vigore dal primo Settembre 2015, sottoscritto dai sindacati confederali, poiché la quantità di ordini ricevuti in acciaieria pare ora essere sufficiente.
Nonostante fosse in vigore il contratto di solidarietà è stato comunque denunciato a più riprese l’effettivo svolgimento di straordinari, che avrebbe dovuto far decadere il carattere di eccezionalità previsto dalla legge. La chiusura del contratto non ha portato per i lavoratori ad una normalizzazione delle condizioni di lavoro, bensì all’introduzione di un maggiore adattamento alla produttività; quando il carico impianti risulta massimo si richiede di lavorare un sesto giorno settimanale, che viene poi recuperato nel periodo di carico minimo degli ordini di produzione, definito flessibilità negativa.
Ma cosa succede se il lavoratore è malato quando viene richiesto il sesto giorno di presenza alle linee durante il periodo di flessibilità positiva e quindi non accantona nessun giorno da inserire nei periodi di flessibilità negativa? Ebbene, tale periodo viene coperto dalle ferie del dipendente. Sono inoltre previsti (e già in atto) spostamenti di reparto a tempo determinato e persino indeterminato, in base alle necessità di produzione.
Ma le rivendicazioni degli operai della Tenaris non finiscono qui: a inizio mese i sindacati confederali hanno infatti indetto un referendum che si è tenuto oggi e che prevede un’ufficializzazione quasi simbolica del rinnovato CCNL dei metalmeccanici con un nuovo contratto aziendale. I lavoratori della Tenaris, dopo aver bocciato il contratto nazionale con il 55% dei NO, si ritrovano le medesime disposizioni di flessibilità e di welfare nel contratto aziendale, con azienda e sindacati confederali indifferenti alle loro richieste. Nonostante il periodo di scioperi e di proteste, promosse dal sindacato di base della FLMU CUB presente alla Tenaris, i lavoratori si ritrovano il sindacato confederale non alleato, bensì portavoce delle richieste aziendali.
Ignorando il risultato referendario, espressione della volontà dei lavoratori, azienda e sindacati confederali tirano dritto e ci riprovano. Come potranno riuscire Cgil, Cisl e Uil nel loro intento di riproporre quanto già rigettato? Rivolgendo il referendum a tutti i dipendenti, compresi i quadri aziendali e gli impiegati (che sono circa 400 in tutta l’azienda). Nonostante la costanza dei lavoratori nel portare avanti da ormai cinque settimane lo sciopero, con picchi di adesione fino al 90% nell’acciaieria, pare che l’azienda non abbia nessuna intenzione di fare un passo indietro, né i sindacati confederali di ridimensionare i contenuti del nuovo contratto aziendale. Purtroppo la strategia adottata, già vista e stravista in passato, è quella di spezzare l’unità dei lavoratori, dividendo tra impiegati ed operai. Come dichiarano i lavoratori, questa manovra, per quanto subdola, va rispedita al mittente, perché, dalla trasformazione del mondo del lavoro negli ultimi decenni, quando iniziano ad erodere diritti in un settore immancabilmente toccherà poi ad un secondo e via di seguito.