Bergamo – Mentre il sindaco Giorgio Gori riuniva un presidio cittadino insieme a diverse associazioni, per richiedere “un permesso umanitario per i richiedenti asilo che si sono integrati”, poco lontano, in via Noli, tira un’aria molto diversa. Da qualche settimana la prefettura ha avviato la cessazione delle misure di accoglienza per i richiedenti asilo in appello. In realtà aveva già emanato una circolare sulla questione, ma adesso sono iniziati a piovere i decreti di espulsione. Tutte queste persone sono destinate a lasciare i “Centri di Accoglienza Straordinaria” (CAS) in cui avevano diritto a rimanere fino alla fine dell’iter della loro richiesta.
Tutto è cominciato il 2 settembre 2016 quando la prefettura, “alla luce delle ulteriori indicazioni pervenute da parte degli Uffici centrali […] nonché in presenza di consistenti flussi migratori”, pubblicò una circolare con diverse direttive partite dal dipartimento di Pubblica Sicurezza. In poche parole si esplicitava volontà di espellere parte degli ospiti dei centri. Le autorità, si legge nel documento, “avranno cura di procedere, sempre, alla revoca del permesso di soggiorno per richiesta asilo […] da cui conseguirà la cessazione delle misure di accoglienza”.
Poco tempo fa un articolo del Corriere di Bergamo ha raccontato come proprio davanti alle porte di Via Noli cinque richiedenti asilo rimanevano attoniti, senza sapere che fare: erano stati prelevati dalle strutture e accompagnati dai carabinieri a ritirare quel provvedimento che li tramutava, da un giorno all’altro, in clandestini.
Abbiamo raccontato come nella nostra città e provincia le forze dell’ordine da sempre siano particolarmente “zelanti” da questo punto di vista; ora, però, la situazione diventerà più pesante e diverse decine di migranti verranno espulsi. Che senso ha tutto questo? Dove finiranno queste persone che, in attesa di una sentenza della Corte d’Appello di Brescia, saranno costrette da un foglio di via a lasciare il territorio italiano? Se le energie e le risorse impiegate per l’espulsione e la notifica dei fogli di via fossero invece impiegate per dare vita a un sistema d’accoglienza che non logori la dignità delle persone, forse il famigerato “problema” non si porrebbe neanche.
Intanto il sindaco continua a proporre la sua soluzione: ha ribadito la necessità di approvare una legge sullo ius soli, mentre in passato aveva già parlato di diritto all’accoglienza anche per i migranti “economici”, vincolato però a dei doveri precisi. Peccato che coloro che il sindaco vorrebbe aiutare, la prefetta abbia già iniziato a sfrattarli. Com’è possibile da sindaco continuare a ignorare questa situazione, pur avendo un contatto diretto con Via Noli? Gori continua a chiedere “strumenti di regolarizzazione per tutti coloro che dimostrano una comprovata integrazione nel nostro sistema economico” eppure quelle stesse persone che difende a parole stanno gradualmente perdendo il diritto all’accoglienza, a rimanere sul territorio italiano, a poter anche tentare di integrarsi.
Provvedimenti come la circolare prefettizia non mirano a risolvere questa situazione. E neanche la proposta del sindaco concretamente lo farà. Ma qualche meccanismo viene comunque messo in moto: i rifugiati, con buona probabilità, verranno prelevati dalle strutture in maniera metodica, pochi alla volta. Così il tutto non sarà troppo visibile e si potrà continuare a parlare di permesso umanitario, mentre dall’altra parte Via Noli potrà continuare metodicamente a lasciare per strada i richiedenti asilo.
Decine di persone verranno letteralmente private del diritto all’accoglienza, e rimarranno, come sono finora state, invisibili agli occhi di chi passa per Via Noli, di chi parla di “permesso umanitario”, di chi attraversa la città distrattamente. Occhio non vede, cuore non duole.