Bergamo- A fine maggio i lavoratori della Same, azienda metalmeccanica di macchine agricole, hanno votato a favore di un’ipotesi di accordo aziendale che prevede la riduzione dell’orario di lavoro a 38 ore, diminuendo le solite 40, a parità di salario. Quello che per molti poteva essere uno slogan da cantare in qualche manifestazione, in Same accade veramente; un accordo che ha avuto un altissimo consenso, passando con oltre il 90% dei voti.
Ma non è finita qui: per ora, l’accordo interessa i reparti produttivi che corrispondono a oltre il 50% della forza lavoro e riguarda sia i lavoratori a giornata sia i lavoratori in somministrazione. Ma la sfida de “Il sindacato è un’altra cosa” della Fiom non si vuole fermare qui e, come scritto nel loro comunicato, rilancia: «E’ già previsto un confronto dopo i primi sei mesi per una sua possibile estensione a altri reparti. La nostra intenzione è di riuscire a applicarlo a tutti – e concludendo affermano – Per ora Same ha dovuto uscire da Confindustria. Noi, già pensiamo alle 35 ore…»
Insomma, piccoli passi per raggiungere grandi risultati che nell’attuale panorama lavorativo sembrano addirittura rivoluzionari.
Inoltre, il sindacato ha stimato un aumento anche delle assunzioni e una migliore qualità della vita per i lavoratori: per il primo punto dichiarano « entro i primi mesi di applicazione, la riduzione dell’orario consentirà un corrispondente aumento della forza lavoro del 5%, cioè 33 lavoratori in somministrazione, scelti tra quelli già in forza e con almeno sei mesi di servizio, saranno assunti a tempo indeterminato».
Nell’accordo non vengono tralasciati aspetti fondamentali come la flessibilità, cioè la possibilità di cambiare gli orari, in linea con quanto previsto dal nuovo CCNL dei metalmeccanici, da un minimo di 32 a un massimo di 48 ore a settimana attingendo da un bacino di 80 ore annue. Infatti, in altre aziende gli accordi si sono basati sul binomio di più flessibilità, più compenso economico. In Same, invece, hanno deciso di tenere lo stesso salario, ma di ridurre le ore lavorative.
Passando, invece, al miglioramento della vita lavorativa, l’accordo prevede: « L’orario medio settimanale di lavoro sarà 38 ore pagate 40. Normalmente si lavorerà 8,5 ore dal lunedì al giovedì e 4 ore il venerdì. Il venerdì si uscirà alle 12.00, ma chi vorrà avrà comunque il diritto di fermarsi in mensa. Le pause contrattate non subiscono alcuna variazione. […] All’interno di questo schema ordinario di lavoro (lun-giov h 7.30-17.00 e ven h 8-12), con un preavviso di almeno 5 settimane alla Rsu, l’orario può variare da 34 a 42 ore, sempre e solo dal lunedì al venerdì. Durante le fasi di salita (42 ore a settimana invece delle 48 previste dal ccnl) si lavorerà 8 ore il venerdì; durante le fasi di discesa (34 ore a settimana), il venerdì sarà libero a 0 ore. Non si lavorerà mai il sabato e la domenica e la fase di salita a 42 ore non potrà mai avvenire durante il periodo più caldo, quando le condizioni di lavoro sono peggiori (da metà giugno a tutto agosto) ».
Insomma arrivando al cuore del discorso: « Sia in salita (lun-giov h 7.30-17.00 e ven h 8-17) che in discesa (lun-giov h 7.30-17.00 e ven libero) la retribuzione sarà sempre quella ordinaria: 38 ore pagate 40 ».
Certamente non sono risultati che nascono dal nulla: infatti ormai è da decenni che nella storica azienda metalmeccanica di macchine agricole, vi è un sindacato forte, coeso ma soprattutto con una base di lavoratori compatta e combattiva. E’ altrettanto vero che in altre aziende simili la situazione è diametralmente opposta: sicuramente quello della Same è un modo di intendere il sindacato come strumento al servizio dei lavoratori e non come mero apparato o sportello burocratico. Ricordiamo che in Same il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici è stato bocciato da oltre il 90% dei voti.
Questo accordo è un precedente ed è un esempio importante, perché dimostra la possibilità di replicare allo sfruttamento aziendale (ovviamente rideclinando la soluzione in base al contesto) non solo nel classico settore operaio, ma anche in altri contesti dove la precarietà, la flessibilità e i ritmi di lavoro schiacciano le vite dei lavoratori.
Spesso lo slogan “lavorare tutti, lavorare meno a parità di salario” rimane tale, spesso queste parole vengono associate a periodi passati e lontani. Spesso il pessimismo dell’intelligenza prende il sopravvento sull’ottimismo della volontà. Ma oggi, paradossalmente ancora più di ieri, queste parole hanno una dignità ancora più forte e i lavoratori della Same l’hanno dimostrato ancora una volta.