Bergamo – Da mercoledì gli alloggi comunali vuoti sono di meno. Non è merito delle ristrutturazioni annunciate dalla giunta Tentorio che non sono mai avvenute, e nemmeno di eventuali acquirenti degli immobili, che non si sono fatti avanti.
Il merito dell’operazione di recupero va attribuito a chi, non in grado di reggere il costo del canone d’affitto, ha deciso di entrare nella palazzina di via Monte Grigna 11 nel quartiere di Celadina. Il condominio, di proprietà del Comune, si trova in stato di abbandono da anni, nonostante gli interventi necessari per renderlo abitabile siano minimi. Il comune ha scelto di non ristrutturarlo, anzi di metterlo in vendita.
Nel maggio 2013 la giunta aveva deciso di mettere sul mercato ben 187 alloggi, che nessuno ad oggi ha voluto comprare. Nonostante tutti i dati quantitativi facciano emergere un disagio abitativo diffuso, la giunta ha scelto di svendere gli alloggi. Lo stesso destino previsto per Cascina Ponchia, destinata alla vendita dalla giunta Tentorio e occupata a dicembre. Nei primi sei mesi del 2013, il numero degli sfratti è drasticamente aumentato, inasprendo una situazione che faceva registrare un crescente disagio anche negli anni precedenti. Nella bergamasca si è arrivati a sfiorare una media di 3 sfratti eseguiti al giorno. La mutua solidarietà tra sfrattati si concretizza da mesi in una diffusa resistenza agli sfratti, che conquista rinvii continui.
Due sono le categorie che stanno soffrendo di più. La prima coinvolge chi è colpito dalla crisi economica: i posti di lavoro persi nella nostra provincia negli ultimi due anni si avvicinanano a quota ventimila unità. La perdita del posto di lavoro non può che avere una ricaduta diretta sulla capacità di far fronte ai canoni di mercato. Questa categoria è quella più visibile e i dati indicano con chiarezza l’aumento vertiginoso del numero di sfratti per morosità incolpevole.
Ma un’altra categoria, che gode di minor visibilità, soffre di un disagio abitativo più sottile. Sono i giovani che non hanno un reddito che gli consente di andarsene dalla casa dei genitori, la cui vita lavorativa è costellata da lavori precari e da un reddito intermittente. Sono i giovani che quando si rivolgono alle agenzie immobiliari o alle banche si vedono chiudere le porte in faccia, perchè non hanno garanzie sufficienti da fornire. Sono gli studenti a cui l’università non è in grado di fornire alloggi a prezzi accessibili. Un ‘intera generazione a cui si sta negando la possibilità di un’autonomia che significa crescita ed emancipazione.
Di fronte a questi bisogni diffusi stride ancor di più l’incapacità di questa giunta di amministrare l’enorme patrimonio pubblico della case comunali e l’inerzia che dimostra nel ristrutturare alloggi che potrebbero rispondere almeno in parte al dramma di molti nuclei familiari.
E’ difficile tenere il conto degli alloggi comunale sfitti. A giugno l’amministrazione ne contava circa 200, ma annunciava anche la partenza di un piano di ristrutturazioni che avrebbe dovuto portare al recupero di 52 appartamenti abbandonati. L’assessore ai Lavori pubblici Saltarelli si spingeva oltre dichiarando che “per la stragrande maggioranza degli alloggi, ovvero 46, si tratta di interventi di manutenzione ordinaria che possono essere conclusi nel giro di una ventina di giorni“. A distanza di 6 mesi nessun lavoro è iniziato e gli alloggi comunali restano vuoti e abbandonati. Eppure i soldi non mancanvano, dato che 720 mila euro erano già stati stanziati per la ristrutturazione nel 2012. L’Assessore all’Edilizia privata e Politiche della casa D’Aloia per sottrarsi all’imbarazzo della cattiva gestione del patrimonio comunale, in continuità con le amministrazioni che l’hanno preceduto, si era impegnato a recuperare parte degli appartamenti vuoti.
Solo nella città di Bergamo sono centinaia le famiglie che avrebbero diritto a una casa popolare, ma che attendono invano. Inoltre Aler sta negando ulteriori alloggi per le famiglie in graduatoria, per destinanarli agli abitanti delle torri di Zingonia, che si oppongono a quella che definiscono una “deportazione“. Il masterplan, infatti, prevede l’abbattimento dei sei palazzi,togliendo così una casa a chi già ce l’ha.
Per il comitato di lotta per la casa “oggi si è concretizzata una soluzione altra per rispondere alle necessità abitative“. Sarà interessante assistere alle reazioni della giunta Tentorio.