Bergamo – Nel convulso inizio di anno scolastico, dappertutto in Italia, si sono registrate diverse problematiche legate in particolare all’assenza di docenti, in ogni ordine di scuole. Nemmeno Bergamo ha fatto eccezione: nella nostra provincia, al suono della prima campanella dell’anno, mancavano all’appello ben 805 insegnanti (9 nella scuola dell’infanzia, 331 nella primaria, 184 nella secondaria di primo grado e 281 in quella di secondo grado).
I problemi a Settembre non sono certo una novità del 2016, ma negli ultimi due anni la situazione ha raggiunto livelli limite. Le cause sono da ricercare principalmente nella procedura di mobilità, cioè i trasferimenti di docenti immessi in ruolo lo scorso anno e assegnati da settembre a scuole a centinaia di km da casa; questa procedura, calcolata dal ministero mediante un algoritmo molto discusso, ha dato il via a numerose conciliazioni , numerosi sono stati i ricorsi contro l’assegnazione di ruolo: solo nella nostra provincia 150 persone stanno ancora aspettando risposte dal tribunale per sapere se dovranno trasferirsi qui o potranno lavorare in una scuola più vicina. Il calcolo ministeriale, infatti, non ha in molti casi tenuto conto di situazioni familiari delicate, creando così proteste ed inevitabili ritardi. Nell’attesa della sentenza e della stipula di un accordo, i dirigenti scolastici non hanno potuto nominare supplenti e si sono ritrovati dunque a scuola iniziata con cattedre scoperte, tanto da dover optare per l’orario ridotto durante le prime settimane.
La confusione è tale che le segreterie bandiscono posti per la stessa classe di concorso secondo graduatorie differenti. C’é chi bandisce cattedre fino all’avente diritto e contemporaneamente chi le stesse cattedre le assegna al 30 giugno o al 31 agosto (come dovrebbe essere per le supplenze sui posti vacanti).
A ciò si aggiungono i ritardi nelle procedure concorsuali, che avrebbero dovuto essere ormai concluse da tempo; ad oggi, solo la metà delle classi di concorso è stata esaminata e conclusa, mentre la restante parte attende ancora i risultati delle prove e l’immissione in ruolo per i vincitori. Questi ritardi ministeriali hanno lasciato migliaia di cattedre vuote in tutta Italia.
Il problema risulta poi aggravato dalla rigida selezione del concorso, che (nelle materie in cui si è concluso) ha registrato un alto numero di bocciati, immettendo in ruolo una quantità di docenti insufficiente a coprire il fabbisogno. Le percentuali di promossi erano in diversi casi talmente basse, da far sorgere il dubbio che le motivazioni non siano solo di merito, ma anche economiche: il supplente infatti conviene allo Stato, che non deve retribuire il periodo estivo e non garantisce alcune tutele contrattuali, mentre un docente di ruolo è sicuramente più costoso. Difficile dunque non pensare malignamente che forse le tanto promesse 63000 assunzioni in tre anni siano troppo impegnative per le casse di un Governo che continua a non investire adeguatamente nella scuola, che opta per l’utilizzo di supplenti precari, con alle spalle molti anni di insegnamento.
Oltre al disagio per chi lavora nella scuola, la ricaduta è come sempre su chi ne usufruisce: studenti e famiglie, a cui non viene garantito un servizio pubblico essenziale. Basti pensare agli studenti con necessità dell’insegnante di sostegno, che da un giorno all’altro vedono avvicendarsi la figura di riferimento perchP a scuola largamente iniziata non si è in grado di individuare il titolare della supplenza. Se questa è la Buona Scuola che dovrebbe valorizzare il merito, allora al Ministero sarebbe forse il caso che qualcuno si trovasse un altro lavoro.