Numerose ordinanze di sindaci hanno collegato l’iscrizione anagrafica ad altri requisiti: l’idoneità alloggiativa, un reddito minimo, il passaporto, un contratto di lavoro…
A Palosco un’ordinanza del sindaco leghista Massimo Pinetti ha negato la residenza ad extracomunitari regolari che non avevano un reddito minimo di 5000 euro. In questo caso il ministero per le Pari Opportunità aveva definito discriminatorio il provvedimento del sindaco invitandolo a conformarsi alle norme. L’esempio di Palosco è stato seguito dal sindaco di Ghisalba, e anche a Telgate, il sindaco leghista Diego Binelli, ha emanato un’ordinanza secondo la quale i cittadini extracomunitari avrebbero dovuto presentare la carta di soggiorno, la certificazione comprovante un reddito minimo e l’idoneità alloggiativa. L’ordinanza è poi stata ritirata dall’amministrazione stessa per i costi che avrebbe dovuto sostenere in caso di ricorsi.
Il risultato di queste ordinanze è stato quello di produrre ulteriore confusione in un quadro normativo non sempre semplice da interpretare, e soprattutto quello di negare il diritto alla residenza in maniera spesso arbitraria.
L’iscrizione anagrafica è un diritto fondamentale, perché senza non è possibile fare valere un’altra serie di diritti ad esso subordinati (diritti sociali, all’assistenza sanitaria, alla partecipazione politica…).
La normativa è complessa e proprio per questo è stato ritenuto prezioso il contributo del Prof, Morozzo della Rocca, ordinario di diritto civile all’Università di Urbino, intervenuto all’ateneo bergamasco. Nel video sono presenti degli stralci del suo intervento diviso in tre parti: la prima sulle norme riguardanti i cittadini extracomunitari e comunitari, la seconda sulle persone senza fissa dimora e la terza sulle modalità per tutelare il diritto di residenza da pratiche discriminatorie.