Ponteranica – Innanzitutto, occorre fugare ogni dubbio: il punto non sta nel rigettare un’opera di primaria importanza, la TEB, oggi ridenominata T2, in grado di garantire una mobilità diversa, ecologica, sostenibile, a tutta una fetta di popolazione che attualmente si trova strozzata, immobilizzata, vinta, nell’imbuto di Pontesecco, fra Valtesse e Ponteranica.
Se qualcuno volesse bollare la protesta di un gruppo di cittadini del paese, “Un futuro per Ponteranica”, in siffatto modo, sappia di essere sulla strada sbagliata. Il nocciolo della questione è invece chiedersi come realizzare una tranvia che, almeno per i prossimi ottant’anni, andrà ad incidere sulle vite dei cittadini del paese, salvaguardando il territorio, i tessuti relazionali, gli investimenti pubblici già realizzati.
L’idea di realizzare una tranvia non è nuova: galleggia da inizio anni ‘90 nei PGT dei Comuni interessati, e fra oblii e ripensamenti, trova una forma più definitiva nel 2009, quando TEB realizza uno studio preliminare della tratta che va da Bergamo a Villa d’Almè. Tale tracciato prevede di passare sul vecchio sedime ferroviario, oggi una pista ciclabile, spezzando il centro civico del Paese: la biblioteca dall’area giochi, l’auditorium dal Bopo, il centro “Peppino Impastato” dagli spazi educativi, cancellando la piazza, ponendo una barriera ulteriore fra la Ramera e il resto del paese.
Per tale motivo le precedenti giunte (di sinistra) Armati e Pagano si erano opposte alla realizzazione della tranvia con questi criteri. Per lo stesso motivo, l’odierno sindaco Nevola (di sinistra) si era opposto in campagna elettorale all’allora sindaco leghista Aldegani che aveva abbracciato e sposato il progetto di T2 senza dubbi e modifiche.
Una questione tutt’ora irrisolta è quindi capire come mai Nevola e l’attuale assessore al Territorio Cremaschi non meno di cinque anni fa arringassero i concittadini, spiegando loro l’assurdità di portare avanti un progetto che dividesse il paese e oggi si fanno promotori dello stesso progetto.
Questione che interessa innanzitutto i cittadini, a cui Bgreport ha già dato visibilità e su cui non è arrivata alcuna risposta.
La seconda questione, ed il punto fondante dell’orage, sta nel capire come far passare da Ponteranica la tranvia. Il comitato “Un futuro per Ponteranica” ha da subito proposto di realizzare un tunnel che da Pontesecco corresse sotto il sedime ferroviario: infossare i binari in galleria per salvaguardare il principale luogo di aggregazione del paese.
La risposta dei vertici TEB è stata perentoria e sconfortante: per realizzare tale variante sarebbero occorsi più di 50 milioni di euro. Una cifra improponibile per un’opera che ne costa poco più di 170. Una cifra irragionevole, forse perché non ci si è proprio ragionato. Una cifra che avrebbe voluto schiacciare le esigenze di vivibilità e di partecipazione dei cittadini.
I cittadini di “Un futuro per Ponteranica”, invece, non si sono lasciati schiacciare. E, mentre il mainstream mediatico elogiava l’opera e l’inevitabilità di passare in mezzo al paese, si sono affidati ad un pool di tecnici che ha realizzato un progetto diverso.
La loro proposta, nella fattispecie, è di interrare il tram per 673 metri e di metterne in trincea altri 335, su un totale di 1143 metri percorsi dal tram sul territorio comunale. Non solo, una volta scavato e realizzato il tunnel nel sottosuolo, allargare la pista ciclabile e farla scorrere per intero sopra la tranvia in modo da realizzare un asse di collegamento con Bergamo basato sulla mobilità dolce. Infatti, nel progetto T2, la pista ciclabile si interromperebbe all’altezza di via Concordia, procrastinando un eventuale collegamento con il parco dei Colli e non prevedendolo in progetto; mentre con la nuova proposta si manterrebbe vivo l’attuale raccordo.
Certamente, i costi lievitano, ma solo del 6%! All’incirca 10 milioni, che pochi non sono, ma neppure esorbitanti dati i costi dell’opera e le ripercussioni sulla vita quotidiana. Sicuramente non sono i 50 millantati dalla TEB. I margini di manovra ci sono, assicura Armati, ex-sindaco di Ponteranica, d’altronde si è ancora in una fase di progettazione.
Ma, soprattutto, spetta ai cittadini scegliere cosa è meglio per loro: non a TEB, non il suo amministratore delegato Scarfone. La “sparata” dei 50 milioni di euro puzza, appare un modo per condizionare le scelte degli amministratori, per decidere al posto loro. Questo non può e non deve essere possibile. La TEB deve rimanere strumentale agli interessi espressi dal territorio e non le si può permettere di diventare un soggetto politico.
Un’ultima questione: gli espropri. Con il progetto T2 sono più di 80 le famiglie interessate da un esproprio, per circa 1400 i metri cubi; con il progetto “Un futuro per Ponteranica”: zero. I dati parlano da sé.
Per approfondire e prendere parola in questa questione è stata indetta un’assemblea pubblica per giovedì 7 marzo all’auditorium di Ponteranica alle 20,45. Vi parteciperanno i cittadini che hanno a cuore la vivibilità del paese e null’altro, malgrado l’“Eco di Bergamo” ieri abbia cercato di ridurre tale movimento ad una fronda interna alla maggioranza.