Bergamo– Circa 200 lavoratori e lavoratrici della sede centrale di Italcementi e del CTG hanno presidiato oggi la sede in Via Madonna della Neve, durante lo sciopero di otto ore indetto qualche giorno fa dalle RSU del CTG, recentemente elette; la protesta ha anticipato lo sciopero previsto il 29 Aprile, che era stato proclamato dalle sigle confederali, presenti comunque anche oggi a traino di una decisione voluta dal basso. Da alcune settimane, infatti, a turno lavoratori e lavoratrici presidiavano in pausa pranzo l’ingresso principale; anche grazie a questa forma di protesta, si è deciso con le RSU di mobilitarsi in vista dei nuovi incontri tra Heidelberg e Italcementi. Proprio da quell’ingresso è entrato pochi giorni fa Carlo Pesenti, noncurante della presenza dei dipendenti, che hanno vissuto questo suo gesto come un ulteriore atto provocatorio nei loro confronti.
Per quanto riguarda la vertenza, l’ultimo accordo ha disposto quanto segue: 230 esuberi entro il 2017 (che non avranno accesso alla cassa integrazione) e circa altri 40 all’anno, per tre anni, fino al 2020. In totale, nell’area di Bergamo, Italcementi passerà quindi da circa 600 a 200 dipendenti. La sorte del CTG, già preannunciata, pare consisterà nel totale ricollocamento dei dipendenti a Istanbul, in Turchia. La strategia adottata ad ora dall’amministrazione è stata quella di mischiare le acque e lasciare nel dubbio i lavoratori, senza renderli partecipi dei piani di ristrutturazione riguardanti i numeri concreti che comporteranno licenziamenti, casse integrazioni e dislocamenti; questa incertezza ha causato un prevedibile e crescente malcontento che potrebbe consolidarsi in azioni di disturbo e di conflitto sempre più costanti.
A fronte di queste circostanze, non sono sufficienti nemmeno le rassicurazioni riguardanti la cementeria di Calusco: nonostante ne sia stata annunciata l’esclusione dai piani di ristrutturazione, la percezione tra i lavoratori è che si tratti di una mossa strategica per spezzare in due le mobilitazioni ed evitare un eventuale blocco della produzione. Inoltre potrebbe essere soggetta a ristrutturazione non solo la cementeria, ma anche Italimmobiliare (che, a differenza di quanto riportato altrove, è a tutti gli effetti una holding di Pesenti presente in vari settori: immobiliare, energetico, editoriale ecc.).
Questa mattina dal presidio esterno i lavoratori si sono poi spostati agli ingressi degli uffici, all’interno dei quali si svolgeva un’assemblea tra gli azionisti riguardante il bilancio. Alcuni di questi, come già denunciato durante l’ultimo sciopero, hanno beneficiato di buone uscite all’ordine di centinaia di migliaia e di milioni di euro: non solo, i quadri dirigenziali hanno anche firmato una carta di non dimissioni fino al termine del closing e Heidelberg ha garantito loro quattro annualità alla scadenza delle contrattazioni. Un dipendente ha voluto sottolineare alcune vicissitudini esemplari dell’affare Heidelberg-Italcementi:
«Che i dirigenti si comportino con noi in questo modo è assurdo, perché l’azienda non è in rosso e non rischia il fallimento, anzi. Pesenti, CEO di Italcementi, porta a casa dieci milioni di euro l’anno. Ferrario, amministratore delegato, undici. E pensare che ai tempi venne cacciato dalla Pirelli per i disastri che aveva combinato, ora ce lo ritroviamo qui a lasciare che i tedeschi facciano razzia di un’azienda smembrata. Non c’è stata alcuna tutela per i lavoratori, non è stato rispettato alcun codice etico. E nessuno pensa ai danni che si riverseranno sull’indotto: commercialisti, avvocati, imprese di pulizia, mense, bar e ristoranti qua attorno. Subiranno un duro colpo. Per non parlare dei soldi pubblici che Pesenti e i quadri dirigenziali si sono intascati negli anni, come pure del fatto che per tutelare una manciata di dipendenti sia costretto ad intervenire lo Stato garantendo la cassa integrazione. Dovrebbe essere l’azienda, con i suoi introiti milionari, a garantire un futuro ai dipendenti, non la collettività. Eppure anche il ruolo delle istituzioni è emblematico: sono incapaci di far fronte a questa situazione, o molto più semplicemente hanno i propri interessi che si sono sempre intersecati con la figura di Pesenti.»
Si attende ora un’assemblea sindacale con i lavoratori, in cui si decideranno le misure da opporre allo smembramento dell’azienda, nonostante i dirigenti di Heidelberg abbiano dichiarato di essere “infastiditi” dalle risposte di sindacati e lavoratori, convinti probabilmente che avrebbero potuto portarsi a casa il bottino trovando solo terra bruciata ai propri piedi.
Ascolta la diretta dal presidio di Enrico, dei Clash City Workers, ai microfoni di Radio Onda d’Urto.