Bergamo – I NoParkingFara non desistono, al contrario, sembrano incamerare una vittoria dopo l’altra nella battaglia contro il parcheggio voluto dalla giunta di Giorgio Gori. Ogni volta che analizzano un nuovo documento, emergono elementi che mettono alle corde il Comune. Questa volta a finire sotto la lente del comitato sono le comunicazioni tra UNESCO e amministrazione comunale. E’ L’UNESCO a chiedere ulteriori informazioni in merito al Parcheggio della Fara, e il Comune le fornisce. Trasmette a Giovanni Cappelluzzo una relazione, non firmata, che contiene un sacco d’inesattezze.
La polemica in merito alla mancata firma del documento approda in Consiglio comunale, dove all’Assessore ai lavori pubblici Marco Brembilla non resta che assumersi le proprie responsabilità. Il documento è effettivamente stato redatto nel suo ufficio.
A questo punto il Comitato chiama alla mobilitazione, e si presenta nuovamente in consiglio comunale per chiedere le dimissioni di Brembilla, a causa delle palesi falsità scritte nel documento. Il clima in aula è teso, il volantino dei NoParkingFara inizia a girare tra le mani di consiglieri e assessori. Gori e Brembilla sono visibilmente nervosi, e intrattengono una fitta conversazione.
Marcello Zenoni, del Movimento5Stelle, propone la mozione urgente in merito alle inesattezze contenute nella relazione a UNESCO. Il consiglio rifiuta però di dare la parola a un esponente del Comitato NoParkingFara, dicendo che non è previsto dal regolamento. La maggioranza si barrica e la richiesta di chiarimenti viene bocciata dal Consiglio. Fino a qui nulla di nuovo, la solita giunta Gori che si arrocca sulle proprie posizioni e continua a non rispondere nemmeno a domande tanto circostanziate.
Nulla di nuovo tranne, però, l’epilogo finale: nell’atrio di Palazzo Frizzoni il Vicesindaco Sergio Gandi si scaglia contro un esponente del Comitato, spingendolo. L’episodio in sé non rappresenta nulla di grave, è solo il sintomo del nervosismo e della fragilità politica della maggioranza che non è in grado di rispondere alla cittadinanza. Con eleganza il Comitato sminuisce il gesto, sottolineando che più grave di un gesto di stizza è il sistematico e calcolato rifiuto di dialogo della maggioranza.
Ma proviamo a pensare alla stessa situazione a ruoli invertiti: cosa sarebbe successo se qualcuno del Comitato avesse spinto il vicesindaco? Quali sarebbero state le conseguenze in tal caso? Facile prevedere che avremmo assistito al piagnisteo di chi si sarebbe lamentato della mancanza di rispetto per le istituzioni e la democrazia. E’ sufficiente rispolverare le dichiarazioni dell’Assessore Giacomo Angeloni di fronte alla protesta in consiglio comunale del 19 febbraio: “Credo che il confine tra protesta e violenza sia stato superato. Siamo stati aggrediti non abbiamo potuto fare il nostro lavoro”, per immaginarsi le reazioni di fronte a un manifestante che avesse spinto un consigliere.
Per fortuna non è andata così, e il Comitato ha ragionevolmente sminuito l’importanza dell’episodio: perché a mancare di rispetto ai cittadini non è certo una spinta, bensì il costante rifiuto di un confronto, la mancata trasparenza su un’opera nevralgica per il futuro della città, e le menzogne contenute nella relazione a UNESCO. Questi sì che sono fatti gravi, la stizza del Vicesindaco Gandi è, invece, soltanto il sintomo di chi non ha argomenti.