Nembro – Non è bastata la pioggia battente a far demordere gli operai che oggi a Nembro hanno contestato il Presidente del Consiglio. La mobilitazione nelle fabbriche è partita dalle RSU della SAME di Treviglio, ma si è presto estesa a molte altre realtà per arrivare a coinvolgere anche i sindacati di base e i movimenti di lotta per la casa, che non smettono di dare battaglia sul piano casa di Lupi.
L’ultima visita del Premier a Bergamo risale al 23 luglio, quando inaugurò la Bre.Be.Mi, la prima autostrada dove si può giocare a pallone. Oggi Renzi è tornato in provincia, per partecipare all’assemblea di Confindustria a Nembro.
Al centro dello sciopero odierno c’è la protesta contro il Jobs Act. Non basta nemmeno il segretario della CGIL Bresciani, che definisce poco opportuna la protesta, per evitare che anche la FIOM aderisca. Gli operai sono letteralmente infuriati, dicono che in fabbrica il clima è quello del ricatto e della paura, alimentate dalla precarietà, dall’essere costantemente in balia della volontà delle aziende. Tanti precari oggi volevano aderire allo sciopero, ma farlo avrebbe messo a repentaglio i possibili rinnovi di contratto, quindi sono rimasti nei capannoni. Non vogliono proprio sentire parlare di ulteriore flessibilità: raccontano che gli effetti della riforma Fornero li vedono nei reparti, e l’idea di essere costantemente controllati da videocamere proprio non gli va giù. Il Jobs Act offre anche la possibilità alle aziende di demansionare i lavoratori, un arretramento ulteriore che invece di tutelarli li renderebbe ancora più fragili.
La Valle Seriana è uno dei territori, che più ha pagato le scelte degli industriali locali. Gli operai raccontano il caso dell’Honegger, dove al danno si è aggiunta la beffa. Operai licenziati e un centro commerciale sorto con la promessa di assorbire chi era rimasto senza lavoro. Risultato finale: un altro centro commerciale e nessuna assunzione.
Hanno fatto fatica le forze dell’ordine ad arginare la rabbia operaia: frutta, verdura, petardi e farina sono volati in direzione degli industriali che per recarsi all’assemblea sono stati costretti a sfilare attraverso ai blocchi dei lavoratori. Per due ore le voci contro il Governo si sono susseguite e sovrapposte per esprimere il dissenso contro l’esecutivo e le sue ricette economiche. All’auto del premier non è rimasto che sfrecciare a tutta velocità per sfuggire alla contestazione.