Brignano – Quattro lavoratori licenziati all’Italtrans in questi giorni. La motivazione? Dopo il recente rinnovo del contratto sembra non abbiano superato il primo periodo di prova. Ma pare che i lavoratori in questione fossero in realtà assunti già da un paio d’anni prima del rinnovo del contratto, e che lavorassero in media 12 ore al giorno, a volte anche durante i fine settimana. Una condizione non propriamente definibile come “periodo di prova”. Appare più probabile che la ragione dell’improvviso licenziamento sia stata un’altra: di recente i quattro lavoratori si erano iscritti al sindacato di base Slai Cobas sc, seppur senza che questo avesse comportato particolari azioni o prese di posizion e questo è stato il pretesto per lasciarli senza più un’occupazione.
Proprio per protestare contro i ritmi di lavoro estenuanti e disumani, che a lungo andare possono sicuramente portare a condizioni psicofisiche insostenibili, i lavoratori avevano deciso di iscriversi al sindacato. Il costante controllo da parte dell’azienda sulla produzione mette tutti i lavoratori sotto pressione: il lavoro, sostanzialmente “a cottimo”, prevede l’impacchettamento di un numero piuttosto elevato di colli. Tramite un auricolare, il lavoratore esegue gli ordini che una voce elettronica gli impartisce, correndo da un reparto all’altro per svolgere i propri compiti. Se non si raggiungono i livelli e i parametri prestabiliti dall’azienda, il lavoratore considerato troppo lento viene deliberatamente lasciato a casa per qualche giorno: la pressione del fare tanto e nel minor tempo possibile è quindi alta, palpabile, e i ritmi di vita diventano insostenibili.
A questa situazione si aggiungono gli altri atteggiamenti da parte dell’azienda, come gli improvvisi spostamenti di turni, i cambiamenti di orari, le modifiche di mansioni (repentini cambiamenti che, come nel caso della sede di Basiano, vengono comunicati tramite dei messaggi sul telefono cellulare degli interessati, andando quindi a intromettersi anche nella sfera della vita privata dei singoli). Nel caso il lavoratore non fosse disponibile il rischio è quello di perdere il posto di lavoro. Effettivamente il contratto nazionale per la logistica e i trasporti consente alle varie aziende di stipulare regolamenti e statuti interni particolari, e anche di spostare il personale: ma probabilmente non consente di utilizzare questi metodi per selezionare i lavoratori e di fatto scartare coloro che pare facciano di meno, o coloro che possono venir considerati “scomodi” in quanto iscritti a un sindacato di base.
Per questi motivi, ormai da due giorni i lavoratori licenziati stanno seguendo uno sciopero della fame, affiancati da tanti altri. La lotta dei dipendenti dell’Italtrans si è divisa, nell’ultimo periodo, sostanzialemente in due parti: una precedente al 1° di aprile, durante il quale si son viste susseguirsi manifestazioni, scioperi e blocchi del magazzino per un’intera giornata, con lo scopo di mantenere i propri posti di lavoro e pretendere ritmi più umani; e un’altra parte, successiva al 1° aprile, in cui si è visto un cambio di appalto e il conseguente subentro delle due attuali cooperative. A causa dei recenti scioperi, il periodo immediatamente successivo al cambio di appalto sembrava potesse condurre a degli effettivi e positivi accordi; ma di fatto i problemi non si risolsero, e le richieste dei lavoratori non hanno accennato a interrompersi, tanto che le forme repressive da parte dell’azienda si sono fatte sempre più evidenti, fino ad arrivare al licenziamento. Oltre a queste complicanze, durante il corso dell’anno, i lavoratori hanno inoltre cercato di ovviare ai problemi ignienico-sanitari all’interno dell’azienda, e si è presentato un esposto all’ASL: tramite questo si è riusciti a risolvere alcuni dei problemi, nonostante ancora la situazione non sia delle migliori.
Al fine di aprire un tavolo delle trattative è stata inviata una richiesta al prefetto, poiché ai lavoratori Italtrans pare assurdo che sia di per sé ammissibile una tale violazione dei diritti della persona, come pare assurdo che vengano attuati atteggiamenti antisindacali e di repressione, oltre a un potenziale rischio di chiusura di uno dei magazzini, a discapito dei lavoratori e delle loro famiglie a carico. Per ora la prefettura non ha dato alcuna risposta, e per questo, tra la manifestazione di venerdì scorso e le altre mobilitazioni che stanno avvenendo in questi giorni, i lavoratori non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Gli obbiettivi rimangono l’ottenere non solo delle risposte da parte della prefettura, ma anche e soprattutto delle condizioni di lavoro e contrattuali migliori e l’immediato reintegro dei lavoratori recentemente licenziati.