Bergamo – Si è svolta ieri l’assemblea pubblica a Ciserano, indetta dal Comitato Zingonia per discutere sulla situazione attuale del Masterplan previsto per la riqualificazione del posto e sulle possibili alternative.
Il mega progetto firmato, tra gli altri, da Aler e Infrastrutture Lombarde sta subendo un duro colpo sia dal punto di vista dell’opposizione dei residenti, sia dal punto di vista della sostenibilità economica. L’abbattimento delle torri, inizialmente previsto per il 2013, è stato di recente ulteriormente prorogato, arrivando, come data indicativa, a fine 2016.
Il primo errore commesso nel piano è stato dare per scontata la disponibilità dei residenti a cedere il proprio appartamento: nel Masterplan veniva stimato di raggiungere un accordo bonario con il 70% dei residenti, mentre per il restante 30% si sarebbe optato per l’esproprio. La situazione invece si è diametralmente ribaltata: attualmente sono stati acquistati tramite accordo bonario e asta (senza quindi avere un vero e proprio dialogo con i residenti) il 30% degli appartamenti. Rimane fuori circa il 70%, cioè 150 appartamenti e 17 negozi. Tra i motivi principali che portano i residenti a rifiutare c’è innanzitutto l’ammontare dell’offerta, la cui cifra risulta decisamente ridicola: il valore degli appartamenti presi in considerazione è infatti quello di 90 euro a metro quadro, cifra decisamente troppo bassa e sconveniente per i residenti. Questi, inoltre, sarebbero costretti a passare da una posizione di proprietari di un immobile ad affittuari di appartamenti forniti loro dall’ALER, perdendo quindi le rate fino ad ora versate: molti di questi appartamenti sono infatti di legittima proprietà dei residenti, i quali li hanno acquistati tramite mutuo decennale, risparmi di una vita buttati per un appartamento dal quale si verrà cacciati.
Alla decisione dei residenti di non cedere alla misera offerta fatta, Aler e Infrastrutture Lombarde reagiscono con metodi straordinari: l’esproprio, procedimento che dovrebbe essere utilizzato in casi estremi di irreperibilità del proprietario, ma che ora diviene la norma.
Nel momento in cui verrà approvato l’esproprio massiccio, il Masterplan dovrà scontrarsi con un problema serio di sostenibilità economica. I fondi stanziati dalla regione Lombardia non sarebbero abbastanza per procedere, creando così una pericolosa situazione di stallo nella quale il Masterplan potrebbe essere definitivamente bloccato, causando un enorme danno alla credibilità di quei politici che nel Masterplan hanno messo la faccia, e interrompendo i progetti di riqualificazione dell’area.
Nel caso in cui, invece, l’abbattimento delle torri per pubblica utilità non dovesse essere considerato necessario , si potrebbe procedere ai ricorsi presentati nel tempo dagli abitanti. Se accettati, il giudice del TAR bloccherebbe immediatamente gli espropri, e i residenti a Zingonia potrebbero restare nelle loro case. In caso contrario, cioè qualora il tribunale desse ragione ai comuni che vogliono procedere con l’abbattimento delle torri, l’esproprio sarebbe inevitabile e gli attuali proprietari potrebbero solo fare ricorso contro le spese in eccesso del progetto.
L’impostazione intera della procedura parrebbe traballare dalle fondamenta.
Durante l’assemblea non è mancata una proposta concreta, una soluzione alternativa al Masterplan studiata da un gruppo di avvocati che hanno presentato il cosiddetto “piano K”, un progetto che mira al mantenimento della residenza degli attuali abitanti di Zingonia nelle future costruzioni; ad ora, infatti, il Masterplan prevede la costruzione di un centro commerciale a discapito di chi nelle torri ci abita, mentre il Piano K ovvierebbe alle necessità residenziali, oltre che a quelle commerciali.
Rimane comunque impressionante il disinteresse da parte dei sindaci di Verdello e Verdellino, Boltiere, Osio Sotto e Ciserano alla situazione; non erano infatti presenti all’assemblea di martedì, pur essendosi più volte dichiarati disponibili a incontri costruttivi con i rappresentanti del Comitato di Zingonia.