Bergamo – Avete sentito parlare del parcheggio della Fara? Probabilmente visto che è una delle opere più controverse e dispendiose della nostra città. Per questo abbiamo deciso di far luce su questo progetto, che a parole tutti dicono non volere, ma che nei fatti ha incassato l’assenso bipartisan delle forze politiche di centro destra e centro sinistra. Approfondire l’iter che ha portato alla recente approvazione dell’atto transattivo in favore di Bergamo Parcheggi SPA è illuminante sul sistema del project financing e della realizzazione di opere a interesse pubblico non solo a Bergamo ma in tutto il nostro Paese. Ma prima di trarre conclusioni generali è il caso però di ricostruire l’intera vicenda che, dato il volume di informazioni, divideremo in più puntate che BgReport pubblicherà una volta a settimana. Di seguito la prima puntata.
Cosa si vuole costruire – Il progetto del parcheggio della Fara prevede la realizzazione di un silos di 473 posti auto all’interno delle Mura cittadine: un parcheggio per gli esterni, che si svilupperà su nove piani, da edificare dopo aver scavato nel colle sotto la Rocca e aver estratto 70.000 metri cubi di terreno. C’erano anche altre idee come il progetto di un impianto di risalita che garantisse che le auto restassero fuori dalle Mura. Nonostante tutto si è preferita l’opzione di un parcheggio all’interno del centro storico.
Quando tutto comincia – La storia di questo parcheggio inizia tanto tempo fa. Il 29 novembre 2001 Parcheggi Italia SPA propone l’idea all’amministrazione di centro destra del sindaco Cesare Veneziani, che lo inserisce nel programma triennale per le opere pubbliche il 27 febbraio 2002, a meno di tre mesi dalla presentazione. A settembre 2002, senza che vi sia ancora il bando, si costituisce l’Associazione Temporanea di Imprese, di cui Parcheggi Italia SPA è la capofila e a cui aderiscono anche Cividini, Locatelli, Cavalleri e ATB. Il progetto definitivo, comprensivo di ogni spesa, ammonta a 8.663.804 €. A preoccupare oltre all’opera e al suo impatto geologico e ambientale sono alcune clausole.
A maggio del 2004 viene stipulata la Convenzione tra Parcheggi Italia e il Comune di Bergamo. L’accesso al parcheggio dovrà essere garantito giorno e notte tutto l’anno. Il Comune dovrà quindi rinunciare a chiudere il centro storico per la convenzione firmata con un privato. E così l’amministrazione si trova in posizione subordinata rispetto a un’azienda rispetto alle politiche sulla mobilità. Per finanziare l’opera si sceglie lo strumento del project financing, i 202 parcheggi sulle Mura, fino ad allora gratuiti, da settembre 2004 diventano a pagamento e a incassare gli introiti è Bergamo Parcheggi SPA. Anche i restanti 505 parcheggi del centro storico sono dati in gestione: ora sono gratuiti, ma ben presto diverranno onerosi, come previsto dal sindaco Giorgio Gori. Non dimentichiamo che la concessione del parcheggio ha una durata prevista di ventinove anni. A settembre del 2004 Parcheggi Italia SPA si trasforma in Bergamo Parcheggi SPA.
La frana – I lavori nel cantiere iniziano quattro anni dopo, nell’estate del 2008, durante l’amministrazione di centro-sinistra con sindaco Roberto Bruni. Il parco con lo stagno viene cancellato e iniziano gli scavi. I residenti sono preoccupati e incaricano un geologo di fare una valutazione rispetto al pericolo per le proprie abitazioni.
Se sul piano istituzionale non si erano alzate voci contro il progetto, la risposta che il sindaco Bruni fornisce ai cittadini preoccupati per l’opera è sempre la stessa: questo è un progetto che abbiamo ereditato dalla giunta Veneziani, se decidessimo di fermarci dovremmo pagare delle penali che peserebbero sulle casse comunali.
Nell’estate del 2008 iniziano i lavori e pochi mesi dopo, a dicembre, si produce una spaventosa frana. A eseguire i lavori c’è la ditta di Pierluca Locatelli che dichiarerà in tribunale che “c’era la possibilità che franasse parte delle mura antiche, insieme alla Rocca, per non parlare delle case sottostanti“. Su incarico del Comune l’ingegner Sergio Myallonnier redige una Relazione l’11 marzo 2009 che individua le cause del dissesto
Dalla Relazione del 12 giugno del 2012 Myallonnier emergono ancora più chiaramente le responsabilità della frana.
L’ingegner Andrea Sailer è il direttore dei lavori che Myallonnier non ritiene adeguato. Sono state fatte valutazioni incaute da parte del progettista, l’ingegner Gianbattista Parietti, che non ha seguito le indicazioni della relazione geologica. La ditta è stata disattenta e carente nell’esecuzione, non seguendo le prescrizioni del progetto esecutivo ed evitando di armare e chiodare la parete che è franata.
Bergamo Parcheggi SPA ha incaricato il progettista e il direttore del lavori e appaltato i lavori scegliendo le aziende.
Nel cantiere interviene la ditta Locatelli che per tamponare la frana utilizza 22.000 metri cubi di materiale da scavo che si scopriranno contenere rifiuti speciali, tra gli altri arsenico e cromo, che avrebbe dovuto pagare per smaltire e così invece se ne libera scaricandoli proprio alla Fara a pochi metri dalle abitazioni. La procura lo indaga per traffico illecito di rifiuti. I lavori si interrompono. La corte d’Appello di Brescia confermerà con la sentenza 319 del 2016 la presenza dei rifiuti speciali.
Nonostante le colpe diffuse l’unico a pagare è Pierluca Locatelli, che ha svolto il ruolo di capro espiatorio in questa vicenda.
Bergamo Parcheggi per la frana nel frattempo riesce addirittura a incassare gli indennizzi dalla compagnia assicurativa. L’entità del premio è di 2.400.000 €, ma non abbastanza secondo quanto avrebbe desiderato l’azienda.
Fantozzi dice la sua sul parcheggio alla Fara: https://t.co/B0pe0yhohl