In questi anni il territorio urbano di Bergamo sta subendo profonde trasformazioni: sono infatti conclusi, programmati, e alcuni in corso d’opera, circa 40 interventi strutturali e progetti di “trasformazione urbana”. La città cambierà completamente, e non solo da un punto di vista estetico. In particolare, nel Piano di Governo del Territorio (PGT) viene esplicitato il cuore del governo della città odierna, cioè la valorizzazione della competitività economica e attrattiva della città. Infatti i centri nel tempo sono evoluti fino a trasformarsi in una sorta di azienda, per cui è necessario mettere in campo delle politiche capaci di attrarre il capitale di investimento in modo tale da garantirne la vita.
È per questo motivo che come BgReport abbiamo scelto di analizzare questa tematica e cercheremo di sviscerare cosa cambierà, come cambierà e a beneficio di chi.
Il passaggio da government a governance:
Con il termine government si intendono modalità di governo della città gerarchiche e manageriali, fondate sul primato del settore pubblico-statale e su una politica di ridistribuzione delle risorse create a livello locale, mediante la fornitura di servizi alle imprese e alla collettività. Nella pratica, si traduce con il potere decisionale saldamente nelle mani del pubblico, che in funzione di ciò che crede essere il meglio per la propria città, permette di costruire e decide quanto e cosa può essere costruito.
Il termine governance indica invece modalità maggiormente decentrate di governo della città, in cui il primato detenuto fino a quel momento dal settore pubblico e statale è messo in discussione, per un verso, dalla crescente influenza acquisita dalle coalizioni pubblico-private nella realizzazione di opere e progetti di rinnovamento urbano e, per l’altro, dall’adozione di procedure di governo esplicitamente orientate alla negoziazione dei processi decisionali tra una pluralità di attori, pubblici e privati per l’appunto, o anche semi-pubblici. Questa svolta apre la strada a un nuovo rapporto tra autorità politico – amministrative, da una parte, e cittadini e gruppi sociali, dall’altra.
David Harvey, antropologo e sociologo inglese che ha dedicato i suoi studi alla lettura di questi fenomeni, individua quattro tendenze fondamentali generate dal passaggio alla governance: la prima è l’intensificata concorrenza a livello internazionale tra città e regioni, per accrescere il vantaggio competitivo delle economie di agglomerazione nel settore manifatturiero e industriale; la seconda è la destinazione di quote crescenti di investimento privato e pubblico nei comparti legati al consumo, particolarmente nel turismo e nell’organizzazione di eventi culturali di ampia risonanza internazionale; la terza è la competizione interurbana per la creazione di infrastrutture dedicate alle funzioni di direzione dell’economia; la quarta è la contesa tra le città per aggiudicarsi i flussi di finanziamento statale. A Bergamo, anche solo di primo acchito, vediamo presenti queste tendenze, come ad esempio la crescita dell’aeroporto, il continuo investimento in autostrade come la BreBeMi e la Bergamo – Treviglio, e i soldi ricevuti tramite il bando delle periferie.
Quali progetti per Bergamo?
Insomma, il governo del territorio utilizza la pianificazione urbanistica come soluzione pratica alla crisi e, modificando gli assetti urbanistici, si procede alla messa a valore del nostro territorio. Ma questo genere di cambiamenti rispondono ai reali bisogni della popolazione? Gli stravolgimenti del tessuto urbano, le modifiche strutturali di interi quartieri, a che cosa portano?
Di sicuro attualmente i cittadini che risiedono nei vari quartieri sono sostanzialmente esclusi dai processi partecipativi e dal confronto pubblico, a parte proporre alcuni accorgimenti a progetto ormai delineato. Quello che si prospetta per il futuro di Bergamo sarà in tendenza con quello che continua avvenire ormai da anni: un enorme consumo di suolo, poca o nessuna sostenibilità ambientale, e fine della conservazione del patrimonio urbano pubblico.
A fronte di ciò, la valorizzazione del patrimonio continuerà a tradursi in interessi di pochi privati e in scopi commerciali: il rilancio dell’economia, dunque, ci sarà, ma è facile immaginare che di fatto i cittadini ne trarranno pochi benefici. La costruzione di poli del lusso, centri commerciali, bretelle che collegano centri logisici e produttivi, modifiche del centro storico in funzione solo turistica, potrebbero portare allo svuotamento abitativo, alla chiusura dei negozi nei quartieri e ad una concentrazione estesa di fruitori di questi servizi che portano traffico e smog in quartieri sempre più deserti e non vissuti. A fronte di ciò, chi costruisce fa speculazioni con plusvalenze enormi che vengono pagate da tutti in termini di riduzioni di servizi, di peggioramento di qualità della vit e di mero aumento di costi: per esempio, le case nei centri storici saranno poche e messe a valore attraverso l’affitto ai turisti, e così anche gli immobili dei negozi, che dovranno chiudere perché fagocitati dalle attività commerciali più grosse.Il turismo ha dei risvolti sicuramente positivi, ma costruire le città per intercettare turismo di massa porta a conseguenze negative per chi poi ci deve vivere, nella città, e necessita di servizi, trasporti, infrastrutture per i propri bisogni, di sicuro differenti da quelli del turista.
I progetti denotano poi un altro aspetto: la costruzione di luoghi commerciali legati tra loro porta ad uno sviluppo dei territori legato al settore terziario che sembra portare valore e lavoro, ma che di fatto, in realtà, impoverisce; infatti il guadagno è per pochi, e si sviluppa quindi un lavoro povero, non qualificato, precario e facilmente ricattabile, come assunzioni di massa nei entri commerciali, nei magazzini, nella logistica, e dunque l’assioma del “costruire e creare posti di lavoro” in realtà non regge. Il capitale se lo sta creando per assolvere le sue necessità economiche, ma a quale prezzo per le condizioni di vita dei lavoratori?
Per questi motivi diventa centrale analizzare queste trasformazioni, studiarne i progetti e capirne obiettivi e modalità. I cambiamenti che subirà Bergamo, come abbiamo detto, sono molteplici e toccano diversi punti della città: dai lavori all’ex caserma Montelungo, all’ex Ote di Redona, al rifacimento del centro piacentiniano, al nuovo stadio della città, ai lavori agli ex ospedali Riuniti e altro ancora.
Nel corso di questa inchiesta cercheremo di analizzare alcuni di questi progetti, tra speculazioni e privatizzazioni, per metterne in luce in quale modo modificheranno Bergamo e la sua struttura, e a beneficio di chi.