Bergamo– “La nostra protesta è pacifica ma lotteremo determinati: noi non siamo merce”. Parole semplici per spiegare una situazione complessa, quella che continuano a vivere gli abitanti delle Torri di Zingonia,protagonisti di una protesta ieri pomeriggio davanti alla sede della regione Lombardia in via XX settembre a Bergamo.
Il progetto di riqualificazione della zona prevede l’abbattimento delle case in cui vivono da anni centanaia di famiglie. La notizia che la loro casa sarebbe stata rasa al suolo è arrivata loro nel 2012: l’hanno letta sui giornali. Nessuno è andato a chiedere il permesso o un’opinione. In cambio la Regione vuole dar loro un indennizzo che va dai 4 ai 6 mila euro: “Un progetto di riqualificaziobe su un quartiere, scritto senza conoscere le necessità o anche soltanto il nostro parere sulla questione” affermano gli abitanti.
“Siamo continuamente additati come criminali quando semplicemente siamo persone che vivono a Zingonia. La nostra è una situazione complessa: è vero che qui spaccio e prostituzione sono diffusi ma demolendo le torri questi problemi semplicemente si sposteranno da un’altra parte e noi rimarremo senza casa”. Ai residenti è stato offerto anche un affitto di due anni di durata in alcuni appartamenti Aler, nonostante molti di loro siano a tutti gli effetti proprietari degli immobili coinvolti negli espropri.
In effetti il mega progetto di riqualificazione firmato anche da Aler e Infrastrutture Lombarde è stato più volte rallentato granzie all’opposizione fatta dai residenti: l’abbattimento, previsto per il 2013, è stato rimandato al 2016. Inoltre, nel piano veniva stimato che l’accordo sarebbe stato concluso con circa il 70% degli abitanti, mentre i rimanenti avrebbero optato per l’esproprio. Invece la situazione si è ribaltata: attualmente sono stati acquistati tramite accordo bonario e asta (senza quindi avere un vero e proprio dialogo con i residenti) il 30% degli appartamenti. Rimane fuori circa il 70%, cioè 150 appartamenti e 17 negozi. Tra i motivi principali che portano i residenti a dire no c’è innanzitutto l’ammontare dell’offerta, la cui cifra risulta decisamente ridicola: il valore degli appartamenti presi in considerazione è infatti quello di 90 euro a metro quadro, una cifra troppo bassa. I residenti passerebbero poi da proprietari di un immobile ad affittuari di appartamenti ALER, perdendo quindi le rate fino ad ora versate.
Quella fatta agli abitanti non è stata una proposta ma un vero e proprio ultimatum: “Il nostro futuro è incerto: non sappiamo dove finiremo dopo che ci avranno esproriato la casa. Ma noi siamo determinati e dai nostri appartamenti non ce ne andiamo. La nostra è una denuncia che vuole affermare la nostra determinazione: chiediamo solo di poter avere la garanzia di avere un tetto sopra la testa, cosa che il progetto di riqualificazione non ci sta dando. Vogliamo giustizua e dignità”. Per tutte queste ragioni il comitato ha lanciato la campagna #IONONCEDO contro gli espropri e il furto delle case dei residenti. Grazie alla determinazione degli abitanti quelle torri, finora simbolo di degrado e di abbandono, oggi stanno diventato anche l’emblema di una lotta, quella delle famiglie che da sempre hanno vissuto qui e oggi vogliono continuare a farlo.