Bergamo – Bergamo non ha aspettato: è una delle prime città a recepire e ad applicare nel regolamento di polizia le nuove disposizioni del decreto Minniti. La novità più consistente riguarda i “mini-daspo”: un allontanamento obbligatorio di 48 ore, per chi spaccia droga, fa abuso di alcool, si prostituisce o fa accattonaggio molesto nelle aree vicino alle stazioni ferroviarie, tramviarie e di autobus, oltre ai porti e aeroporti. Il provvedimento dà ai sindaci la facoltà di estenderlo a zone sensibili o di pregio storico o architettonico: Palazzo Frizzoni ha scelto Città Alta, le Mura, il centro piacentiniano, i parchi e giardini comunali, l’area su cui insistono Accademia Carrara e GAMeC.
“Il decreto Minniti ha la virtù di affermare due principi che devono essere contemperati: da una parte il rispetto delle regole e dall’altra l’inclusione sociale” ha dichiarato il vicesindaco Sergio Gandi. “Nella pratica i provvedimenti di fatto limitano l’accessibilità dei cittadini, visto che sono i sindaci a decidere, a tutti gli effetti, cosa fare nei propri territori” spiega Valentina Calderone di A Buon Diritto, associazione di cui è presidente l’onorevole Luigi Manconi, della commissione Diritti Umani del Senato, contrario al provvedimento.
“Viene di fatta data al sindaco la possibilità di emanare ordinanze per il “decoro urbano”. Tutto ciò crea diverse problematicità, visto che il concetto di decoro è indeterminato e non esiste una definizione giuridica: senzatetto e macchine in doppia fila possono essere intesi entrambi come agenti contro il decoro. Chiedere di spostare una macchina o chiedere di spostare una persona non è la stessa cosa – spiega Mirko Mazzali, avvocato e membro dell’associazione Antigone – inoltre diversi sono i profili di incostituzionalità della legge: di fatto si viene sanzionati senza aver commesso reati e sulla base di comportamenti indefiniti”.
Ancora più paradossale appare la vicenda, se si considera il calo sensibile dei dati sulla criminalità in Italia e a Bergamo nello specifico: nel 2016 infatti nella nostra provincia si sono registrati 43.404 reati tra truffe, furti e rapine, 1.234 in meno rispetto al 2015. Lo stesso Minniti ha ammesso in sede parlamentare che la legge risponde all’ insicurezza percepita, non a quella reale.
Il decreto sanziona di fatto tutti i settori della diversità sociale considerata deviante, consentendo ai sindaci di disporre l’allontanamento e il divieto di accesso nei centri cittadini a tutti coloro discrezionalmente ritenuti un “problema” per il decoro urbano. Dove andranno a finire questi soggetti, una volta allontanati dalle zone in questione? Semplice, nelle periferie: in quei quartieri che l’amministrazione ha dichiarato di voler “riqualificare”.
Tra poco tempo insomma a Bergamo (e in tutte quelle città che seguiranno l’esempio di Gori e Gandi) ci saranno delle zone speciali, ad accesso libero per residenti abbienti e turisti, ad accesso interdetto per chi, pur vivendo il tessuto cittadino, è considerato deviante. I primi a essere colpiti saranno i senzatetto e non a caso forti sono le preoccupazioni mostrate, all’indomani della recezione del decreto da parte di Palazzo Frizzoni, dal Comitato di Lotta per la Casa: “La solita trama politica volta a “ripulire” ogni sentore di disagio socio-economico dal centro città e dai luoghi più frequentati dai turisti e di più grande valore commerciale: a colpi di gentrificazione e di svendita del patrimonio pubblico ai privati, si continua a perseguire l’idea di una città-vetrina cui possono accedere solo determinati ceti e categorie socio-economiche. Mentre al contrario, chiunque non rientri in questo disegno (classi sociali più fragili, migranti, emarginati, tossicodipendenti) viene scacciato sempre più in periferie degradate e abbandonate a sé stesse, lontano dalle vie dello shopping e dai luoghi di maggiore afflusso turistico”.
Vi ricordate Caglioni, il pittore che spesso abbiamo incontrato per le vie del centro piacentiniano, le cui opere sono oggi fiore all’occhiello delle gallerie d’arte bergamasche, tra Città Alta e la Gamec? Ebbene i suoi quadri potrebbe continuare a stare in vetrina in via Colleoni ma a lui sarebbe impedito di passeggiare in quelle zone; una metafora triste, che mostra una contraddizione non indifferente alla base della ratio con cui il decreto Minniti è stato scritto e con cui è stato recepito da Palazzo Frizzoni: decoro vuole dire nascondere, spostare, togliere, accantonare, rendere invisibile parte della cittadinanza semplicemente perché non conforme, eccentrica o povera.