Bergamo- Che la Cascina Ponchia sia sempre stata una spina nel fianco dell’amministrazione Gori, si sapeva già: l’immobile, previsto nel piano alienazioni della giunta Tentorio nel gennaio 2014 e rimosso dalla giunta nuova nel 2015, è stato occupato nel dicembre 2013 dal Kollettivo Autonomo Popolare. Da allora, progetti ipotizzati e mai concretizzati su questo bene pubblico e la richiesta di danni di 150mila euro (scesi poi ad un solo euro simbolico) da parte del comune per tre presunti occupanti. Complici le elezioni alle porte, però, l’amministrazione ha adesso fretta di chiudere i piani rimasti in sospeso: dopo aver tolto la cascina dalle alienazioni, era necessario pensare a quale progetto potesse trovarvi casa. In aiuto alla giunta è arrivata la richiesta della cooperativa Ruah di realizzare alloggi per donne sole con figli.
Durante la serata di ieri, dunque, in un affollato incontro di quartiere, è stato presentato il progetto, “una via di mezzo tra un housing sociale e una comunità madre- bambino” (così lo presenta Luca Rizzi di Ruah), alla presenza dell’assessore all’edilizia pubblica Valesini e l’assessora ai servizi sociali Maria Carla Marchesi. Il prospetto prevede la realizzazione di nove alloggi, con una parte dedicata a laboratori, cucina e spazi comuni sia per i nuclei familiari interni al progetto che per il quartiere; sarà presente inoltre una famiglia, selezionata dalla cooperativa che gestirà il progetto, con funzione di appoggio alle donne con bambini e di primo aiuto in caso di necessità. L’obiettivo, sottolineato dall’assessora Marchesi, è sostenere le donne in un momento di difficoltà, fornendo loro una casa e dei servizi, per aiutarle sulla strada dell’autonomia. L’investimento richiesto per sistemare l’edificio è stimato in 1,5 milioni di euro, che sarebbero forniti dalla cooperativa che vincerà il bando (non necessariamente la cooperativa Ruah, che ha proposto il progetto). Per scongiurare il rischio di un cambio di finalità dell’immobile, in seguito alle elezioni e ad una eventuale nuova giunta, l’assessore Valesini punta ad aprire il bando il prima possibile, per nominare subito un vincitore a cui verrà assegnato il progetto, che a quel punto non potrà più essere stravolto nelle sue linee principali nemmeno da un (eventuale) nuovo sindaco.
I tempi stringono, dunque, e il progetto si mostra utile e necessario. Peccato solo che di progetto utile al quartiere in Cascina Ponchia se ne trovi già uno, che però gli assessori si sono ben guardati dal nominare, come fatto notare da numerosi presenti. Che ne sarà dunque della Kascina Autogestita Popolare Angelica “Cocca” Casile? Su questo, le risposte sono state piuttosto secche: sembra che, differentemente da quanto accade in altre città, a Bergamo il comune non voglia interfacciarsi con le occupazioni, in quanto atti illegali.
Chi però ha la memoria un po’ più lunga, ricorderà che a difendere l’occupazione del Kap, nel consiglio comunale del gennaio 2014 dove si decideva l’alienazione dell’immobile, erano proprio membri dell’allora minoranza, seduti oggi in giunta. L’allora consigliere e oggi vicesindaco Gandi chiedeva se si fosse fatto “un incontro con i ragazzi”, prima di parlare di sgombero, e sottolineava come l’occupazione fosse “espressione di un bisogno dei giovani del quartiere”; la consigliera Ghisalberti, oggi assessora alla cultura del comune, addirittura sosteneva che fosse possibile “un incontro tra l’occupazione e le esigenze di un quartiere e dei giovani”. Insomma, posizioni quantomeno di apertura verso il collettivo, nonostante l’avvenuta occupazione.
Forse i tempi sono cambiati e in campagna elettorale difendere l’occupazione della Cascina Ponchia non è più utile; di sicuro c’è che il Kollettivo Autonomo Popolare non si dà per vinto e si dichiara pronto ad affrontare i prossimi sviluppi della vicenda.