Bergamo – Da alcune settimane una delle piazze del centro città sta facendo parlare di sé: l’abbattimento di mercoledì di ben undici dei quattordici alberi presenti in piazza Dante, nel cuore del centro cittadino, ha suscitato un certo scalpore. L’eliminazione di quegli alberi è prevista dal progetto che vuole portare un volto nuovo al centro piacentiniano (concorso vinto dal gruppo di architetti Flânerie )e alla piazza, e che ha intenzione anche di giungere alla ristrutturazione dell’ex Diurno, lo spazio appena sottostante. Le piante dovrebbero poi essere sostituite da altri alberi, di un’altezza massima di 10/18 mt.
Non sono mancate, sin da subito, le proteste di alcuni cittadini, che hanno deciso di ostacolare, per quanto possibile, l’abbattimento con diverse azioni pubblicizzate anche sui social network: organizzando flash mob, facendo colazioni e presidi in piazza, incatenandosi agli alberi all’alba, prima dell’inizio dei lavori, e alternandosi a gruppi per garantire una presenza fissa durante tutto il giorno. L’associazione Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha anche inoltrato lunedì un’istanza al Ministero per i Beni e Attività Culturali, alla Soprintendenza per Architettura, Belle Arti e Paesaggio e allo stesso Comune di Bergamo per verificare che il progetto di taglio degli alberi sia stato autorizzato sotto il profilo storico-culturale. Eppure, nonostante le richieste della città, il sindaco Giorgio Gori ha tenuto subito a precisare che il cantiere in piazza Dante andrà avanti.
Il motivo di tanto accanimento verso gli alberi della piazza pare ricollegarsi all’ostacolo che questi rappresentano per la ristrutturazione dell’ex Diurno: a quanto pare le undici piante incriminate sono state ritenute dai progettisti della nuova, sfavillante piazza “malate, già a un passo dall’abbattimento”; eppure un altro parere non si è fatto attendere e, come si legge sulla pagina Facebook del comitato di cittadini BergamoBeneComune, che sin da subito si è interessato alla vicenda, un agronomo ha inviato una perizia di valutazione della propensione al cedimento degli alberi in questione, perizia che si contrappone totalmente alle dichiarazioni degli incaricati al progetto di riqualificazione di piazza Dante. In poche parole, secondo questa perizia, non ci sono piante in quella piazza di Bergamo che si ritrovano in condizione di rischio, e solo una o due meritano un approfondimento delle condizioni di stabilità o un intervento manutentivo.
Ma allora per quale motivo i progettisti si sarebbero tanto incaponiti per l’abbattimento di quegli alberi? Che troppo verde dia loro fastidio? Che dell’ossigeno ne abbiano abbastanza? No, non si tratta di questo. Lo stesso Comune di Bergamo ha dichiarato, con una nota online, che “il tema del taglio degli alberi si inserisce in un ragionamento molto più ampio e che mira a restituire dignità agli spazi del centro, attualmente in alcuni casi non degni di quello che dovrebbe essere il salotto della città”. E’ così che si ridarà dignità, dunque, al centro cittadino?
IL PROGETTO DELL’EX ALBERGO DIURNO
Forse, per capire meglio le motivazioni che inducono al taglio degli alberi,si dovrebbe guardare al progetto previsto per il rifacimento dell’ex Diurno, lo spazio di ben 1200 mq, chiuso nel 1978, che si trova sotto piazza Dante. Nato come rifugio antiaereo in tempo di guerra, e poi aperto per un certo periodo al pubblico diventando così l’Albergo Diurno, si tratta ora di un bene vincolato dal Ministero dei Beni Culturali. Prontamente venduto a privati dal Comune di Bergamo, invece di mantenerlo in mano pubblica, nonostante sia soggetto alle verifiche della Sorpintendenza. L’amministrazione avrebbe potuto, infatti, tenerlo gratuitamente dal Demanio, a patto di recuperarlo e proporre un “programma di valorizzazione storico culturale”, proposta scartata perchè, a quanto pare, troppo costosa. Eppure i fondi, quando l’amministrazione sembra volerlo davvero, ci sono: basti pensare ai 9 milioni stanziati dal Comune per finanziare la costruzione della palestra universitaria alla Montelungo.
L’Associazione del Demanio ha ceduto nel 2016 l’ex Diurno per 791 mila euro, un prezzo molto inferiore rispetto al suo valore stimato, ad una cordata di imprenditori, tra cui il privato Alberto Previtali, al 50% con la «Fcf srl» dei fratelli Luca e Paolo Cividini; insieme hanno deciso di installarci un esclusivo locale notturno, “in stile newyorkese”,con ristorazione, per una capienza di circa 750 persone e una spesa prevista di ulteriori 3 milioni di euro. Come se non bastasse, il Comune ha inoltre venduto ai privati altri 700 mq del sottosuolo pubblico della piazza.
Difficile trovare il nesso tra un progetto del genere e un reale interesse pubblico. In che modo bloccare l’accesso a una piazza centrale per almeno due anni, tra l’altro per costruirci sotto un locale esclusivo e probabilmente inaccessibile finanziariamente ai più, consisterebbe in un qualsivoglia interesse pubblico? Il caso ricorda pericolosamente quello dell’ex Principe di Napoli, stabile situato nei pressi di piazza Santo Spirito e che era stato destinato alla svendita, nonostante si trattasse a tutti gli effetti di un immobile completamente abbandonato dal Comune, ma vincolato da un accordo di interesse pubblico. Solo le costanti proteste di diversi cittadini hanno reso possibile la sua cancellazione dalla lista degli immobili destinati all’alienazione; ma questo non ha di certo significato un investimento monetario da parte dell’amministrazione, che lascia uno spazio cittadino ancora oggi abbandonato.
Nella nota prima citata, il Comune tenta di giustificare le scelte compiute e l’intervento dei privati all’ex Diurno (con conseguente taglio degli alberi) come qualcosa di necessario per la riqualificazione del centro piacentiniano. L’ex Diurno dovrebbe ridiventare aperto al pubblico, e questo pare essere l’obiettivo primario per l’amministrazione. Ma è doveroso ricordare che non basta aprire degli spazi dismessi, per far bene: il punto centrale è come vengono aperti, e soprattutto a beneficio di chi. Un esclusivo locale notturno nel cuore di Bergamo non sembra essere una motivazione soddisfacente per abbattere degli alberi che da decenni occupano piazza Dante, per il semplice fatto che lo scopo finale è quello di aumentare il peso nelle tasche di alcuni privati che apriranno un’attività, per altro piuttosto chic: niente a che vedere con la concreta vita dei cittadini, niente di realmente pubblico, ma un modo come un altro di attirare gente (e soldi?) nel centro della città. Una mera operazione commerciale, facente parte del più ampio disegno della gentrificazione che sta attanagliando la città e che ne sta modificando l’assetto in questi anni, a discapito di quegli alberi che sono da salvare, sì, proprio per salvare Bergamo.
© Foto di Eleonora Quadri