Bergamo – Quella che è andata in scena lunedì sera durante il consiglio comunale di Bergamo è stata una delle pagine più tristi della politica cittadina degli ultimi anni. E’ bastato un ordine del giorno urgente del consigliere Marcello Zenoni dei 5 Stelle per mandare in tilt gli equilibri di Palazzo Frizzoni. La mozione riguardava il parcheggio della Fara: veniva richiesta trasparenza sul procedimento che ha portato all’atto transattivo con Bergamo Parcheggi, una valutazione approfondita per chiarire quali sono i rischi ambientali dell’opera e l’apertura di un processo partecipativo che coinvolga i cittadini di Bergamo, finora esclusi dall’amministrazione.
Dalla mozione è stata stralciato il punto che prevedeva la sospensione cautelativa del cantiere. L’operazione ha effettivamente avuto un risultato: panico diffuso tra i consiglieri, che con una riunione improvvisata tra i capigruppo hanno tentato di comprendere che fare, ritardando l’inizio della seduta consiliare. Di fronte alle pressioni di una sala gremita di cittadini, si è deciso quindi di anticipare la discussione invece di relegarla alla fine della seduta, come era previsto.
Il centro destra, autentico “padrino politico” del parcheggio della Fara, è riuscito a dare lezioni di democrazia a Giorgio Gori, sbeffeggiandolo per la mancata trasparenza e la cecità di fronte al dissenso verso l’opera. E’ Gianfranco Ceci di Forza Italia a ricordargli come all’epoca il centro destra, di fronte alle firme contro la vendita di palazzo Suardi, fece un passo indietro.
Ultimamente il centro sinistra ha iniziato a perdere pezzi. La recente fuoriuscita dalla maggioranza di Luciano Ongaro e di Emilia Magni è segno di dissapori col sindaco, che la “questione parcheggio” hanno acuito. Tesi confermata dalle parole di Magni: la consigliera ha ammesso che in occasione della votazione che diede il via libera al parcheggio, non si presentò in consiglio per le pressioni subite dal capogruppo PD Massimiliano Serra, che non avrebbe tollerato alcun dissenso in aula. Difficile capire se siano più gravi le pressioni di Serra, che a tutti i costi doveva garantire che il progetto dell’opera passasse in consiglio, o l’obbedienza della Magni che subì il diktat, rivelandolo a oltre un anno di distanza soltanto dopo essere uscita dalla maggioranza.
I leghisti, quasi immemori dell’appoggio al parcheggio, oggi sono diventati dei maghi nel fare le pulci alla gestione dei posti auto, concessa alla Bergamo Parcheggi e la consigliera del Carroccio Luisa Pecce ha seguito fedelmente la linea.
In questa situazione caotica i 5 Stelle sono stati protagonisti, anche se neanche stavolta si sono dimostrati pronti per l’occasione, praticamente servita su un piatto d’argento. L’intervento di Zenoni è imbarazzante, tra scuse, invito a mantenere bassi i toni, riesce ad annoiare uditori e colleghi con un intervento di una debolezza disarmante.
Il centro sinistra, preso in contropiede, ha optato per un vero e proprio dribbling: invece che soccombere, dimostrando di essere su questo tema in minoranza in città, i consiglieri hanno votato quasi tutti a favore della mozione (tranne due astensioni). L’ossessione della sconfitta ha portato la giunta a votare contro il proprio operato, ben conscia che trasparenza e partecipazione possono essere parole vuote, come è già stato ben mostrato alla città e come è prevedibile che avverrà anche dopo questa giornata.
Alla miseria della politica del consiglio comunale ha fatto da contraltare la lungimiranza di una parte della cittadinanza, che ha contribuito e alimentato l’opposizione al parcheggio: i #NoParkingFara. Come ha ricordato Ongaro, Bergamo ha assistito con impotente rassegnazione al disastro della frana del 2008. Alcune voci che dieci anni fa si alzarono ed espressero il dissenso, non sono mai riuscite a dar vita alla contesa che abbiamo visto in questi mesi in città.
Qualcosa è cambiato: i cittadini questa volta non sono tornati a casa di fronte al “E’ troppo tardi”, “Non serve a nulla” e ai tanti “Ormai” che, come un mantra, giornalisti, politici e amministratori ripetevano nella speranza che questa protesta giorno dopo giorno si sgonfiasse.
La battaglia è andata avanti, pur nella consapevolezza che fermare il cantiere sarebbe stata un’utopia, ma in ogni caso ne sarebbe valsa la pena. La vittoria per chi sta speculando sulla città sarebbe stata il silenzio, quello che avrebbe fatto dimenticare le responsabilità politiche (diffuse su più amministrazioni e partiti) di una scelta scellerata.
Il percorso del comitato #NoParkingFara è comunque riuscito a inchiodare alle proprie responsabilità chi voleva passare sotto silenzio, chi sperava che nessuno si accorgesse del blitz in consiglio comunale dell’ottobre 2016 o che non ci si rendesse conto dell’inspiegabile ribaltamento di posizioni di questa giunta. Questo movimento ha saputo indicare chi ha lavorato dietro le quinte per realizzare il parcheggio ad ogni costo (denaro pubblico, ambiente, mobilità), come Gianni Scarfone.
Chi si illudeva che nessuno si accorgesse che il comune di Bergamo avrebbe dovuto dichiarare la decadenza di Bergamo Parcheggi e incassare le penali invece che pagarle, ha dovuto fare i conti con la capacità degli abitanti della città di prendere in mano le carte e studiarle: le penali stellari si sono rivelate un bluff. Così chi ha affermato di aver semplicemente ereditato un progetto, omettendo che c’era la possibilità di fermarlo, è stato smentito.
Nessuno lo aveva previsto né lo immaginava: questa volta le lezioni di rassegnazione non hanno funzionato. Ora sarà più difficile fermare il parcheggio o i #NoParkingFara? Una domanda su cui tutti dovremmo riflettere, soprattutto chi governa la città.