Il Jobs Act e le finte nuove assunzioni per i facchini dell’ospedale

Bergamo – Licenziamento per tutti il lavoratori e le lavoratrici della Cooperativa Hydra, che gestisce in subappalto i servizi di logistica dell’ospedale Papa Giovanni XXIII: questa è la notizia che sta circolando tra i sessanta dipendenti, accompagnata dalla proposta di una nuova assunzione a tempo indeterminato da parte della Hydra Health srl a partire dal primo di aprile. Un semplice passaggio di personale da un’azienda all’altra, con il mantenimento del contratto a tempo indeterminato. Fino a qui tutto bene, si potrebbe pensare, ma è il caso di approfondire meglio le ragioni di tale trasferimento.

Licenziando e poi riassumendo il personale si fa in modo che il riferimento normativo divenga il famigerato Jobs Act, quindi vale la pena chiedersi cosa cambierebbe davvero per i neo assunti. L’Hydra Health si impegna a mantenere gli scatti di anzianità accumulati e a stralciare il periodo di prova previsto dalle nuove assunzioni con il contratto a tutele crescenti, ma il tema cruciale è la cancellazione dell’Art. 18. Gli stessi lavoratori quindi non potrebbero più mantenere il diritto al reintegro in caso di licenziamento per motivi economici, limitandosi dunque a essere liquidati con alcune mensilità, come previsto dalla Fornero prima e dal Jobs Act poi. L’azienda su questo non transige, facendo intuire di non essere semplicemente interessata alla defiscalizzazione per aver riassunto i suoi lavoratori, bensì anche alla precarizzazione dei contratti a tempo indeterminato, eliminando garanzie ormai legalmente monetizzabili. Cosa ci guadagna Hydra? Le nuove mini sanzioni per i licenziamenti illegali si applicano solo alle assunzioni avvenute dopo l’entrata in vigore del Jobs Act (1 marzo 2015) e abbassano da 12 mensilità previste dalla Fornero alle 4 previste da Renzi. I saldi di inizio lavoro.

In questo modo la Hydra Health avrebbe mano libera nell’eliminare proprio gli elementi più attivi nelle battaglie sindacali che si sono sviluppate nell’ultimo anno: sarebbe sufficiente per l’azienda calcolare il costo di questa operazione e valutare se il gioco vale la candela.

Questo improvviso cambio di azienda per i dipendenti è stato annunciato in pochissimi giorni, ignorando le richieste di chiarimento di USB e senza che il sindacato di base potesse illustrare cosa questa manovra avrebbe comportato. Un metodo tutt’altro che trasparente da parte dell’azienda, che sta facendo pressione individualmente sui lavoratori per far firmare il nuovo contratto.

Quello che sta succedendo all’ospedale di Bergamo svela l’arcano del balletto di cifre che il governo Renzi sta spacciando come segnale di ripresa e straordinaria efficacia del Jobs Act. Come è possibile che contestualmente aumentino le assunzioni e parimenti si impenni la disoccupazione?

Le nuove assunzioni a tempo indeterminato dei primi due mesi dell’anno a livello nazionale sono state 79.000 ma essendo avvenute prima del 1 Marzo non sono frutto del Jobs Act. Ma il dato non può essere significativo senza prendere in considerazione il numero dei licenziamenti e l’impennata della disoccupazione, salita al 12,7% quella generale e al 42% quella giovanile. Non è dato sapersi, infatti, se nei triofalismi governativi le nuove assunzioni siano vecchi tempi determinati scaduti, trasformazioni obbligatorie derivanti dall’apprendistato o lavoro nero regolarizzato da un Tribunale.

Se si prendesse in esame solo un elemento risulterebbe semplice festeggiare ogni singola assunzione a tempo indeterminato anche quando questa è il peggiore dei ricatti padronali come nel caso della Hydra. Tant’è che in questo modo potremmo infatti pensare che all’ospedale di Bergamo dal primo aprile, grazie al Jobs Act, siano stati creati sessanta nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato; la realtà è però un’altra: se i lavoratori accetteranno il ricatto dell’azienda avremo semplicemente gli stessi sessanta posti di lavoro a tempo indeterminato, ai quali però non verrà però più garantito né il diritto al reintegro, grazie alla legge Fornero, né tantomeno le briciole stabilite prima del Jobs Act. Oltre al danno la beffa, l’azienda goderà di fortissimi sussidi per aver assunto 60 “vecchie” persone.

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