Bergamo – Oggi è stata una giornata di mobilitazione intensa per le persone e le famiglie residenti nella palazzina di via Monte Grigna a Celadina. Nel corso della mattinata un gruppo di alcune decine di persone ha occupato per più di tre ore Palazzo Frizzoni, esigendo un incontro urgente con l’Amministrazione. Il motivo della protesta è presto spiegato: nel corso del pomeriggio di ieri il Comune ha provveduto a revocare i contratti con la compagnia elettrica regolarmente stipulati dalle famiglie in emergenza abitativa che abitano la palazzina (e che affermano di aver sempre regolarmente pagato le bollette). È il primo effetto del nuovo “Piano Casa”: non sono passate nemmeno ventiquattro ore dall’approvazione alla Camera che a Bergamo la Giunta ha deciso di fare del Comune di Bergamo il primo laboratorio di sperimentazione del tanto discusso articolo 5. La norma prevede la revoca delle utenze per alloggi occupati abusivamente. Non è dato sapere però come si intenda offrire soluzione all’emergenza abitativa montante: il dramma di decine di migliaia di persone che in tutto il paese hanno perso casa e lavoro a causa della crisi.
La scarsa disponibilità di Tentorio al confronto è testimoniata dalla gestione della giornata: il Sindaco si è reso irreperibile fino a mezzogiorno, quando al suo posto si sono palesate due camionette di polizia e carabinieri, che ancora in queste ore “blindano” l’accesso al Comune. Per il Comitato di Lotta per la Casa un atteggiamento che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni: indifferenza verso il tema della precarietà abitativa, cui la Giunta non ha mai dato risposta. Ma è a questo punto che la giornata ha riservato un esito inatteso; il Comitato si è infatti palesato verso le 16 all’esterno della villa del Sindaco, dove è stata improvvisata una conferenza stampa. «Per farci ascoltare siamo dovuti venire fino a qua, nel lussuoso quartiere “Conca d’Oro”, fuori dal castello in cui Tentorio vive. D’altra parte, se Maometto non va alla montagna». Decisamente un risvolto a sorpresa, che recupera una pratica, quella di recarsi all’esterno delle abitazioni di amministratori pubblici, che i movimenti di lotta per la casa in Spagna hanno ampiamente utilizzato (tanto che nella penisola iberica una legge ne vieta ora il ricorso).
Durante la conferenza stampa il portavoce del Comitato ha rammentato come a Bergamo l’articolo 5 sembri essere entrato in vigore da tempo: già da alcuni mesi «l’anagrafe si rifiuta di riconoscere la residenza alle persone residenti in via Monte Grigna, tra cui anche alcuni minori». Il portavoce ha sottolineato come la residenza sia un diritto fondamentale: negarla significa non riconoscere il diritto all’assistenza sanitaria, all’iscrizione scolastica, significa cancellare il diritto di voto. E non mancano punti d’ombra nella vicenda: secondo quanto dichiarato mancherebbero infatti i presupposti legali per l’applicazione della norma alla palazzina di via Monte Grigna. È stato stigmatizzato poi il ricorso a un dispositivo tecnico che aggira i termini politici del problema. La giunta Tentorio non si assume nemmeno la responsabilità di ordinare uno sgombero, costruendo invece le condizioni perché in quel condominio, nonostante i lavori di auto-recupero effettuati dalle persone che ora vi risiedono, diventi impossibile vivere. Il risultato, è stato fatto osservare, è che «chi vive una condizione di precarietà abitativa si vede prima spogliato di tutti i diritti, poi assediato, senza elettricità e magari presto senza acqua».