Bergamo – Dallo sciopero avvenuto martedì 10 novembre, la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di Bergamo non è affatto cambiata: le loro legittime richieste, ormai avanzate da più di un anno, non hanno trovato alcuna risposta da parte del neo rettore Morzenti, se non parole di delusione che poco hanno da apportare a una possibile soluzione. La condizione in cui verte il personale tecnico-amministrativo dell’università è comune a quella in cui vertono tutti i lavoratori e le lavoratrici dei pubblici impieghi: ormai gli scatti stipendiali sono bloccati da sei anni, l’organico è ridotto drasticamente rispetto alle esigenze e alle necessità dell’ateneo e la valutazione del personale viene effettuata mediante un “pagellino”, che verifica l’operato individuale con criteri soggettivi.
È fondamentale tenere a mente l’importanza del ruolo giocato dal personale all’interno dell’università: solo grazie al lavoro di queste persone l’ateneo riesce ad andare avanti e a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati, nonostante chi vi si adopera sia sottopagato e sotto-organico. Se venissero a mancare i servizi fino ad oggi garantiti dal personale tecnico-amministrativo, ne risentirebbero insegnanti e soprattutto studenti e studentesse, che aumentano di anno in anno e che potrebbero vedersi negati i servizi minimi necessari.
Qui di seguito pubblichiamo il contributo video di solidarietà alle lotte del personale da parte di Riccardo Bellofiore, professore ordinario di Economia e Storia del pensiero economico presso l’Università degli studi di Bergamo.