Bergamo – Il 4 dicembre arriva finalmente la data del Referendum sulla riforma costituzionale della Boschi. Ieri si è chiusa una campagna referendaria, cartatterizzata da spot semplificanti, da annunci apocalittici e dal qualunquismo soprattutto da parte delle massime cariche politiche di questo Paese.
Una campagna che oltre a spaccare in due il Paese, e la divisione nel momento in cui si vuole mettere mano alla Costituzione è un elemento di debolezza, ci ha dimostrato come i politici di turno abbiano giocato a chi la sparava più grossa, convinti di avere di fronte una platea di beoti pronti a bersi qualsiasi fandonia uscisse dalle loro labbra.
Ma non è questo il punto . La campagna si è chiusa, ma proprio oggi siamo costratti a tornare alla data in cui è stata aperta: il 21 maggio del 2016. Dove? A Bergamo, più precisamente al Teatro sociale di città alta. E’ proprio nel cuore storico della nostra città che Renzi scelse di lanciare la campagna #BastaunSi e proprio in quell’occasione in fretta e furia venne organizzata una contestazione nei confronti del Presidente del Consiglio in una città blindata. Come andarono le cose lo raccontammo il giorno stesso e una serie di video aiutano a ricostruire ciò che accadde in quella giornata.
Ma oggi la notizia è un’altra. Pe aver partecipato alla contestazione un numero imprecisato di cittadini si trova indagato perchè vengono ravvisati una serie di reati di una certa entita: dalle violenza e oltraggio a pubblico ufficiale all’adunata sediziosa, dalle lesioni gravi e personali alle aggravanti per avere compiuto tali atti in gruppo.
Non si conoscono ancora gli atti del procedimento, ma l’individuazione di tale tipo di reati potrebbe portare alla richiesta di pene detentive fino a 15 anni di carcere.
L’accanimento e la mano pesante della Questura sono palesi di fronte a ciò che è successo in piazza. Ricordiamo come i manganelli si siano abbattuti sulle teste di menifestanti disarmati e a volto scoperto.
Ovviamente la difesa avverrà all’interno delle aule del Tribunale della Procura di Bergamo, ma quello che è importante che emerga oggi è che in questo Paese mobilitarsi, partecipare, contestare anche con veemenza sta diventando sempre più pericoloso. Il dissenso sembra diventare sempre più un problema di ordine pubblico e in questo senso queste denunce sono in linea con ciò che avviene su un piano nazionale: le cariche contro i facchini che chiedono migliori condizioni di lavoro, le condanne a decine di anni di carcere per gli attivisti NOTAV, i fogli di via comminati dalle Questure nei confronti dei sindacalisti più attivi, il divieto di manifestare (come a Firenze in occasione della Leopolda), le manganellate sugli studenti e le studentesse che chiedono una mensa più accessibile, sono tante tessere di un un mosaico che ci racconta una svolta autoritaria che nel Paese è in atto ormai da anni e che col Governo Renzi ha subito une forte accelerazione .
L’erosione degli spazi di agibilità politica, la criminalizzazione di qualsiasi forma di protesta, le imposizioni dall’alto di scelte, l’eliminazione del dialogo con i cittadini sono un tratto distintivo dell’attuale governo: un voto favorevole il 4 dicembre lo legittimerebbe in questa direzione, in nome della stabilità, della velocità, e della semplificazione… e chi non è d’accordo attenda le prossime elezioni, in silenzio, grazie.