Bergamo– Nel carcere della nostra città ci sono 568 detenuti su 319 posti a disposizione, come si legge nel rapporto fornito dal ministero della Giustizia. Ma quello del sovraffollamento non è un problema che riguarda soltanto la nostra città: i detenuti in Lombardia sono 8.217 a fronte di 6.123 posti disponibili. Numeri che testimoniano una vera e propria emergenza in atto: la nostra regione è una vera e propria “bandiera nera”, al primo posto tra le regioni italiane per popolazione carceraria e sovraffollamento.
“E’ interessante notare come siano le carceri della cintura di Milano e non quelle di Milano città a essere particolarmente sovraffollate” ci spiega Valeria Verdolini, di Antigone – Lombardia, l’associazione autrice di “Torna il carcere“, 13° rapporto sulle condizioni degli istituti di pena e di chi li popola.
La Lombardia è quindi la regione con le carceri più sovraffollate d’Italia e tra queste c’è il Gleno, che ha un tasso di sovraffollamento del 178,5%, più alto delle grandi carceri come San Vittore di Milano o Rebibbia di Roma. Tutti numeri superiori alla media nazionale.
Nella nostra regione, nella nostra città e in generale in Italia il carcere continua a essere sovraffollato: solo negli ultimi 6 mesi la popolazione detenuta è passata dalle 54.912 presenze del 31 ottobre del 2016 alle 56.436 presenze del 30 aprile 2017, con una crescita di 1.524 detenuti in un semestre. “Si tratta di un aumento tutt’altro che trascurabile. Inoltre questa tendenza viene consolidata ed appare in progressiva accelerazione. Nel semestre precedente, dal 30 aprile al 31 ottobre del 2016, la crescita era stata infatti di 1.187 detenuti. Se i prossimi anni dovessero vedere una crescita della popolazione detenuta pari a quella registrata negli ultimi sei mesi, alla fine del 2020 saremmo già oltre i 67.000. Se il tasso di crescita continuasse ad accelerare, come ha fatto fino ad ora, per la fine del 2020 saremo ancora una volta di fronte a numeri senza precedenti” scrive Alessio Scandurra sulle pagine di “Torna il carcere”.
Sempre nel rapporto si legge che in Italia i reati continuano a dimunire in tutte le città (compresa Bergamo), ma il numero dei detenuti si attesta in aumento costante, nonostante tra il 2014 e il 2015 si registri il 10,6% in meno di rapine e il 15% in meno di omicidi volontari. Calano anche le violenze sessuali (-6%), furti (-6,9%) e l’usura (-7,4%). “Con l’avvicinarsi delle elezioni il tema della sicurezza, pur non trovando alcun fondamento reale nei dati, fa sempre presa sull’opinione pubblica – spiega Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone – e sta spingendo ad aumentare la forza repressiva verso le aree più marginali della società”.
E, parlando di aree sociali marginali, al Gleno più della metà dei detenuti sono stranieri, 298 su 568: “La maggior visibilità dei migranti nello spazio urbano, i controlli su treni e la maggior attenzione rivolta alla loro presenza connessa a processi di allarme sociale sono solo alcune delle variabili che possono influire sul loro contatto con il sistema penale. Si assiste a quello che chiamiamo un ‘doppio numero oscuro’: non solo il crimine che viene intercettato dagli agenti di controllo rappresenta una percentuale inferiore a quella più generale dei crimini commessi, ma le forme di selettività che si soffermano su spazi pubblici e su crimini cosiddetti di strada incidono maggiormente verso una selezione che penalizza i migranti. Non c’è una maggior propensione al crimine, ma ad una serie di circostanze fattuali e politiche che influiscono sui processi di incarcerazione. Un esempio di questo è il decreto Minniti-Orlando” continua a spiegare Valeria Verdolini.
Infine c’è il problema della recidiva: la maggior parte di coloro che entrano in carcere, ci torneranno. “Per risolvere questo problema bisogna investire sulla riduzione penale esterna – spiega Gino Gelmi dell’Associazione Carcere e Territorio Bergamo – Il tasso di recidiva in persone che scontano la pena è il 70%, quello dei detenuti in misure alternative il 30%. Non è la logica del “liberi tutti”, facciamo attenzione: si tratta di dare spazio a procedure penali che hanno il vantaggio di consentire un percorso rieducativo, che eviti il ritorno alla criminalità e quindi alla detenzione”.