Bergamo – E’ stata una vera e propria irruzione, quella ai danni della Cascina Ponchia a Monterosso, nella notte di venerdì 29 settembre. Chi è entrato lo ha fatto per danneggiare lo stabile e gli arredamenti interni allagando parte del primo piano e il piano terra. La cascina, con i suoi 100 anni di storia, è stata vandalizzata: estintori aperti e vernice su pavimenti e mobili, divani e muri imbrattati con svastiche, scritte antisemite, sessiste e offensive. “La matrice neonazista dell’attacco è evidente” denunciano gli attivisti del collettivo che gestisce lo spazio in un comunicato diffuso su Facebook.
L’episodio di venerdì non è stato però isolato. Negli stessi giorni sono stati recapitati diversi messaggi di minacce a sfondo sessista rivolte ad un’ attivista del centro sociale Pacì Paciana: due biglietti trovati presso l’abitazione privata, uno accompagnato anche da un sasso, ed un terzo messaggio inciso sulla carrozzeria dell’auto. L’attivista ha poi deciso di sporgere denuncia. Immediata la solidarietà dello spazio, che nel suo comunicato ha ribadito che “non smetteremo di uscire di casa, di camminare da sole per strada, di dire la nostra opinione, di salvaguardare la nostra libertà. Di combattere un linguaggio, un’ideologia e un atteggiamento che ci vogliono in silenzio.”
Non si tratta di episodi sporadici nella nostra città: solo negli ultimi mesi, infatti, si contano ben quattro altre azioni intimidatorie, ai danni di alcune figure o collettivi che si occupano di antifascismo o si sono opposti in qualche modo all’operato dei gruppi di questa matrice. Risale al 9 aprile la scritta a opera di Casapound fuori dal circolo arci Maite in città alta, mentre poche settimane dopo, il 27 aprile, Forza Nuova ha esposto fuori dall’Isrec uno striscione accusatorio riguardante i fatti di Lovere e Rovetta. La stessa sera sono comparse scritte intimidatorie contro Saverio Ferrari, giornalista da anni impegnato nel sociale, ospite a Torre Boldone per un incontro sulle nuove destre. Infine, sono di alcuni mesi fa le svastiche comparse presso l’oratorio san Francesco, il cui nuovo parroco aveva negato la sede per alcuni incontri all’associazione Caposaldo. Un’escalation intimidatoria che i gruppi neofascisti stanno mettendo in atto a Bergamo, forti di una sempre maggiore agibilità politica, come testimonia l’apertura delle nuove sedi.
“A ogni azione corrisponde una reazione e questo lo abbiamo dimostrato sempre. Questo tipo di intimidazioni codarde non ci spaventa, ma consolida la nostra convinzione: il fascismo non ha diritto ad avere alcuno spazio” è il commento del collettivo antifascista bergamasco Aldo dice 26×1.