Bergamo – È storia recente il conflitto nato dalle nomine all’interno del Pd bergamasco: Matteo Rossi, nominando sé stesso come consigliere del Cda della Fondazione Istituti Educativi, ha creato diversi malumori, soprattutto nell’area renziana del Pd. La posizione di Rossi è fin troppo chiara: ha governato per quattro anni la Provincia senza percepire alcuno stipendio, dato che per quella carica non è prevista una remunerazione, e ora si trattava di mettere qualcosa in saccoccia, almeno per lui che di professione vorrebbe essere un politico, e non un insegnante alla Engim di Valbrembo. Le elezioni regionali rappresentavano una ghiotta soluzione. Ma, sul più bello, è stato superato a sinistra per pochi voti da Niccolò Carretta, posizionato nelle liste in maniera migliore rispetto a Rossi da logiche interne di partito. “Cosa fare, allora?”, si sarà chiesto Rossi. “Mancano alcuni mesi alle nuove elezioni provinciali e questi mesi ve li faccio sudare”, si è risposto. Tutto questo è noto, chiaro come l’acqua che si beve, e peraltro ci ha pensato Giorgio Gori a chiarirlo in un’intervista al Corriere.
Quello che preme capire è perché questa Fondazione Istituti Educativi, semisconosciuta fino a qualche giorno fa, di cui non si ha neppure un sito Internet e su cui è davvero difficile recuperare delle informazioni, sia così orticante nel dibattito interno al Pd. Il motivo, forse, risiede non tanto nel fatto che elargisca un pugno di migliaia di euro l’anno come gettone di presenza, ma che possieda un patrimonio immobiliare da oltre 130 milioni di euro. E il dato ancora più interessante è un altro: da quando è nata, circa 16 anni fa, ossia da quando si è trasformata da IPAB in fondazione, non ha mai aperto un bando. In bergamasca sono diverse le fondazioni che hanno subito lo stesso processo di trasformazione, fra le più importanti e danarose la Fondazione della Comunità bergamasca, la Fondazione Cariplo, la Fondazione Creberg. Tutte queste istituzioni sono direttamente espressione delle banche che le sottendono e, in modo diverso, intrecciano legami con il mondo cattolico. Per cui, si può non essere d’accordo con l’orientamento di queste fondazioni, ma ogni anno queste finanziano un bando per attività sociali, culturali, artistiche, di ricerca scientifica a cui chi ha i requisiti, indipendentemente alla posizione politica e ideologica, può partecipare. Che la fondazione Istituti Educativi non abbia mai aperto un bando significa che quel tesoretto che possiede è stato distribuito come meglio si è creduto in questi anni, fruttando ben 130 milioni e oltre. Un patrimonio costituito da soldi che non sono pubblici ma privati, che appartengono alla fondazione, e costituito dalla proprietà di case, negozi, interi palazzi in centro Bergamo, sedi di istituti scolastici come l’Imiberg, ma anche terreni nelle campagne attorno a Treviglio, fra cui buona parte dei capi di Castel Cerreto.
Insomma, chi amministra ha in mano un forziere e può distribuire la prebenda come meglio crede, secondo quelli che sono i suoi interessi e le sue posizioni. Vuol dire disporre di un potente chiavistello economico con cui forzare le logiche del proprio partito. Può elargire lauti guadagni, distribuire incarichi, intessere rapporti clientelari. Finora chi ha gestito la prebenda è stato un dominus democristiano della prima ora, l’onorevole Renato Ravasio, appartenente a quella scuola che il potere, purtroppo, sapeva come gestirlo. Ora ci si vuole infilare Rossi e, da quel che si capisce, non per libero slancio e sensibilità filantropica.