Bergamo – Sono passati ormai 73 anni dalla morte del partigiano bergamasco Ferruccio dell’Orto, appartenente alla S.A.P., Squadra di Azione Patriottica di Bergamo, e che fu ucciso dai fascisti nel 1945, alla giovane età di diciassette anni. Poco più di un mese invece è trascorso dalla morte di Angelica “Cocca” Casile, anch’essa partigiana bergamasca, che dovette assistere di persona all’arresto di Ferruccio e che, negli anni, è stata un punto di riferimento per la Bergamo antifascista. Che, come ogni anno, ha deciso di scendere in piazza per la commemorazione di queste due figure, rappresentati la Resistenza italiana al fascismo, ieri come ancora oggi.
La commemorazione, molto partecipata, è avvenuta ieri, giovedì 8 febbraio, come sempre, ed è partita in corteo dalla statua intitolata ad Antonio Locatelli, aviatore fascista durante la guerra d’Etiopia nel 1936, ed è proseguita poi fino a via Pignolo, proprio davanti alla targa dedicata a Ferruccio dell’Orto. Gli interventi susseguitosi durante il corteo sono stati diversi: quello del presidente dell’Anpi provinciale Mauro Magistrati, che ha ribadito l’importanza delle pratiche antifasciste in città, nonostante la discutibile presa di posizione dell’Anpi nazionale dopo i fatti di Macerata, o anche quello delle diverse associazioni e realtà di movimento che nella loro quotidianità si oppongono ad ogni forma di fascismo e xenofobia; quello del neonato Collettivo degli studenti di Bergamo, intitolato proprio a Ferruccio dell’Orto e che ha come obbiettivo quello di riunire gli studenti delle scuole della città sotto la bandiera comune dell’antifascismo, o, ancora, l’intervento del nodo locale di Non Una Di Meno, che ha ricordato come il movimento femminista cittadino non possa che essere profondamente antifascista e antirazzista, e che ha rilanciato la data dello sciopero globale del prossimo 8 marzo. Insomma, diverse realtà bergamasche hanno preso parte alla commemorazione, in una pluralità di voci, unite però da un fondamentale denominatore comune.
Nell’ultimo anno, a Bergamo, infatti, sono state diverse le tentate intimidazioni avvenute ai danni di associazioni o collettivi che si occupano di antifascismo: basti pensare all’irruzione di stampo fascista avvenuta a settembre all’interno dell’occupata Cascina Ponchia a Monterosso , o la scritta compiuta da Casapound, ad aprile, all’esterno del circolo arci Maite, in città alta. O, ancora, l’esposizione da parte di Forza Nuova, fuori dalla sede dell’Isrec di Bergamo, di uno striscione riguardante i fatti di Lovere e Rovetta. La lista potrebbe continuare: i gruppi neofascisti stanno provando a farsi strada in città, complice la sempre maggiore agibilità politica che viene concessa loro, sommata anche alla mancata presa di posizione da parte della giunta bergamasca del Pd, in particolare dal sindaco Giorgio Gori, riguardo questioni come la revoca della cittadinanza onoraria al dittatore fascista Mussolini.
I fatti di Macerata degli ultimi giorni l’hanno confermato: è necessario un reale schieramento contro il fascismo e il razzismo in Italia. Nelle Marche, almeno sei persone sono state aggredite a colpi di arma da fuoco per mano di un militante di Forza Nuova, perché “accusate” di essere d’una nazionalità diversa da quella del loro aggressore. Lungi dal connotare gesti simili come atti di “follia omicida”, la risposta ad avvenimenti di questo genere si farà sentire schietta e sicura tramite i diversi cortei e presidi organizzati in tutta Italia, e viene ribadita con decisione durante momenti come la commemorazione a Ferruccio dell’Orto e, da quest’anno, a “la Cocca” a Bergamo: i cittadini non ci stanno, e si oppongono con forza ad ogni forma di fascismo.