Bergamo – Ieri pomeriggio si è svolta nel cuore di Bergamo la manifestazione che ha portato il nome di “Bergamo bene comune”, un’iniziativa promossa da diversi comitati cittadini come il comitato NoparkingFara, il Comitato di lotta per la casa di Bergamo, Unione Inquilini, Legambiente, il Cordinamento dei comitati per l’aeroporto di Orio al Serio, la Rete bergamasca per l’alternativa al g7, il comitato per il No alla svendita dell’ex asilo Principe di Napoli e il Coordinamento delle associazioni e dei comitati di quartiere di Bergamo. Insomma, diverse firme per degli obiettivi comuni.
Il corteo, composto da circa cinquecento persone, è partito da piazzale Matteotti, proprio davanti al Comune di Bergamo, intorno alle 15,30 per poi raggiungere Piazza Vecchia due ore dopo. Numerosi gli interventi al megafono: il Comitato Noparkingfara ha sottolineato che il parcheggio riguarda tutti, in quanto questione di democrazia nella vita della città. L’accusa del comitato al megafono è rivolta alla giunta Gori, che pur avendone la possibilità, ha deciso deliberatamente di non fermare il progetto, come sarebbe stato nell’interesse della città. Anche Legambiente ha richiesto al sindaco più trasparenza nelle informazioni, in quanto ancora non ci sono risposte su quanto sarebbero costate le penali per la rinuncia al progetto.
La richiesta della manifestazione, espressione spontanea dei cittadini, è molto semplice: “ascolto, coinvolgimento, trasparenza” nelle decisioni che interessano direttamente il territorio della città e le persone che lo abitano, proprio come scritto sulla pagina Facebook dell’evento. Troppo spesso, infatti, proprio questi comitati e queste associazioni si sono trovati a dover subire delle scelte imposte dall’alto del trono dell’amministrazione comunale, quella di Gori, e quelle prima di lui. Ma proprio Gori ormai da tempo sta portando avanti un processo che, coinvolgendo una serie di attori e progetti, andrà a modificare profondamente il volto di Bergamo: alcuni punti cardine della città, in diversi quartieri,saranno completamente ristrutturati, modificati. A primo impatto, questa potrebbe sembrare una notizia positiva, un nuovo punto di partenza per la nostra città. Viene invece difficile affermarlo nel momento in cui si analizzano più nel dettaglio i vari progetti in corso d’opera e le modalità tramite le quali sono stati scelti e avviati.
L’esempio più lampante, che mediaticamente ha alzato più polveroni, riguarda la prossima costruzione del maxi-parcheggio alla Fara, in città alta. Il Comitato NoParkingFara, composto da cittadini e residenti, si è sin da subito mobilitato affinché il progetto venisse arrestato, richiedendo invece un dialogo tra i cittadini e l’amministrazione. Quest’ultima, infatti, non aveva assolutamente coinvolto i residenti e i cittadini di città alta nella definizione e nella realizzazione del progetto: e così un semplice parcheggio si è trasformato nel giro di poco tempo in un mostro a nove piani. A fermare il progetto non è servita la dichiarazione che promuoveva le mura di città alta patrimonio Unesco, nè le seimila firme e più presentate dal comitato NoparkingFara al Comune e raccolte da cittadini sparsi per tutta la città: Gori ha [non troppo]gentilmente declinato l’offerta, andando avanti per la sua strada. Lo scontento dei cittadini è dunque aumentato e, lungi dal dichiararsi vinto, il comitato Noparkingfara promette battaglia.
Ovviamente il caso del parcheggio della Fara non è un episodio isolato, ma anzi fa parte di un più vasto quadro che comprende tante altre situazioni analoghe, collegate tra loro da un tema centrale, da una parola chiave che rimbomba da una situazione all’altra, senza però essere mai realmente ascoltata da chi di dovere: la partecipazione popolare. E’ questo il motivo principale per cui oggi così tanti cittadini sono scesi in piazza: il fatto di non essere stati ascoltati nelle loro esigenze e coinvolti nel processo decisionale ha lasciato spazio alla mancanza di fiducia nell’amministrazione comunale.
La mancanza di ascolto da parte delle istituzioni non si limita però solo alle nuove opere; infatti, se si parla, per esempio, dell’aeroporto di Orio, la cui espansione in termini di dimensioni e quantità di voli (diurni, ma anche notturni) è in aumento costante da anni, ci si trova davanti a una situazione più o meno simile: nonostante le continue proteste dei cittadini e dei comitati di quartiere, che denunciano un esagerato tasso di inquinamento acustico e ambientale, le decisioni prese dal sindaco di Bergamo non sembrano volgere a loro favore, e anzi i voli sembrano destinati ad aumentare e, con loro, anche gli effetti che ricadono sulle spalle e sulla salute dei cittadini che vedono volare sulle loro teste sempre più aerei. Anzi, quando i comitati di quartiere hanno chiesto un incontro con la prefetta per discutere della spinosa questione, questa ha accettato di incontrare solo i sindaci dei comuni interessati, escludendo quindi a priori gli interlocutori che più di tutti avrebbero avuto da dire.
Il filo rosso che lega dunque queste situazioni e i comitati è dunque la partecipazione; appare infatti chiaro che ad essere considerato scomodo è proprio il confronto aperto con i cittadini, sia nel caso di nuove infrastrutture che di fronte a problemi ormai pluriennali per chi vive la città ogni giorno e si ritrova nella posizione di non essere ascoltato. Perde così di significato intrinseco e di dignità la figura stessa di “cittadino”: esso infatti subisce decisioni prese da chi dovrebbe per professione ascoltarlo e promuovere progetti e servizi a lui utili, ma che invece pare badare di più a particolari interessi politici ed economici.